“Ventotto anni fa, dopo che il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva compreso il nesso tra politica, potere economico, mafia ed il governo aveva fatto cadere nel vuoto la sua richiesta di adeguati poteri, la mafia lo assassinò assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro ed all’agente di polizia Domenico Russo. Fu solo mafia? Ci fu qualcuno che lo tradì dall’interno delle istituzioni?”. Sono questi gli interrogativi che si pone il senatore Carlo Vizzini, presidente della Commissione affari costituzionali e rappresentante speciale Osce per la lotta alle criminalità transnazionali, alla vigilia della commemorazione dell’assassinio del generale Dalla Chiesa. “Dopo 28 anni ci interroghiamo ancora. Credo che, su tutte le vicende come questa, da Mattarella e La Torre sino alle stragi del ’92/93, occorra si faccia giustizia e verità, per rispetto dei morti e per ridare forza alla nostra democrazia, profondamente ferita da misteri di mafia che diventano misteri di Stato”. “La politica – conclude – sta lottando la mafia con provvedimenti concreti e pesanti, ma
ognuno deve assumersi la responsabilità di lavorare, perché le ombre del passato vengano alla luce sapendo che non v’é migliore medicina della verità sul passato per costruire il futuro”.
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