Caro Presidente Renzi, |noi precari da vent'anni - Live Sicilia

Caro Presidente Renzi, |noi precari da vent’anni

"Siamo le maestranze del teatro più bello e rappresentativo della nostra città - il teatro Massino Bellini - siamo indispensabili al suo funzionamento per la nostra professionalità, eppurenon siamo mai stati assunti".

I lavoratori del Bellini
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“Presidente,

siamo felici di averla a Catania perché desideriamo porre alla sua attenzione un problema che si verifica qui, ma che probabilmente rappresenta una difficoltà comune a molte città italiane. Siamo le maestranze del teatro più bello e rappresentativo della nostra città – il teatro Massino Bellini – siamo indispensabili al suo funzionamento per la nostra professionalità, eppure siamo precari da oltre 20 anni. Il più anziano dal 1982. Ci hanno sempre assunto da settembre a luglio, quindi ogni anno figuriamo come nuovi assunti ma in realtà siamo solo precari. C’è chi ha passato tutta la sua vita lavorativa da precario e riceve come pensione una cifra irrisoria. E c’è anche chi è morto da precario.

Secondo la legge di riferimento abbiamo maturato il diritto a un contratto a tempo indeterminato, ma non arriva. Molte le proteste che abbiamo organizzato, siamo anche stati per un mese sul tetto del teatro e in sciopero della fame, ma senza i risultati sperati. A bloccare la nostra stabilizzazione non c’è un problema economico, ma burocratico. Esiste infatti una legge regionale del 2010 che blocca le nuove assunzioni quali siamo considerati. Una legge che negli anni passati è stata scavalcata con alcune deroghe, ma non quest’anno e non sappiamo il perché. In fase di ristrettezze economiche infatti la legge impedisce nuove assunzioni, ma qui si tratta di un paradosso perché Presidente, noi 28 rappresentiamo tutte quelle figure professionali senza le quali non si può organizzare lo spettacolo, quali tra autisti, addetti al controllo sicurezza e dei macchinari, falegnami, pittori, caldaisti, archivisti, sarti, usceri e tanti altri. Senza noi il teatro non può funzionare, e allora dov’è l’investimento nella cultura e nell’arte? Un modus operandi siciliano, ma non solo.

Presidente, la nostra situazione lavorativa è disastrosa, attendiamo da troppo tempo e non sappiamo più come affrontare le necessità delle nostre famiglie. Tante le promesse che abbiamo ricevuto, ma sembra che ci abbiano dimenticato tutti tranne il sindacato Snalv e il suo segretario Antonio Santonocito, comunque ad oggi non abbiamo ancora una soluzione.

Il problema è grave e sembra del tutto legato alla deriva culturale del nostro paese. La cultura dovrebbe essere uno dei motori più potenti per la nostra Italia e in particolare per la Sicilia, e invece è uno dei capitoli di bilancio che più spesso viene tagliato a tutti i livelli. Proprio pochi giorni fa l’Europa ha di nuovo diffidato l’Italia perché provveda alla stabilizzazione del personale precario della scuola, quindi ci chiediamo: cosa abbiamo noi di diverso?

Le maestranze del teatro Massimo Bellini di Catania

 


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