"Caro Marchetti ti scrivo..." | Orlando non fa sconti all'ex vice - Live Sicilia

“Caro Marchetti ti scrivo…” | Orlando non fa sconti all’ex vice

Il sindaco di Palermo replica alla lettera di dimissioni dell'assessore comunale al Bilancio: “Non posso che esprimere comprensione per il costo altissimo che tu, anche con la tua famiglia, hai sopportato in questo mese e che ritieni di non potere più sopportare". (foto Pasquale Ponente)

La lettera del sindaco
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Questione di scelte. E Ugo Marchetti, secondo Leoluca Orlando, ha scelto di battere in ritirata. E lo ha fatto troppo presto. Prima ancora di entrare nel vivo del lavoro per evitare il collasso di Palermo.

Il sindaco replica alla lettera di dimissione del suo ormai ex vice con parole tutt’altro che distensive. Il linguaggio mantiene i crismi della formalità, ma la missiva personale inviata al Consigliere dott. Ugo Marchetti va giù duro contro la decisione del generale di dimettersi da assessore al Bilancio. Lo si capisce dai passaggi conclusivi della lettera resa nota da Palazzo delle Aquile. Orlando scrive: “Non posso che esprimere comprensione per il costo altissimo che tu, anche con la tua famiglia, hai sopportato in questo mese e che ritieni di non potere più sopportare. Di tali sacrifici, resi più pesanti dalla precarietà di sistemazione alloggiativa a Palermo, ti sono grato”. Poi, il professore affonda il colpo: “Per parte mia, ancora una volta, sopporterò un costo non meno alto per me, per la mia famiglia, continuando a credere possibile contribuire ad una svolta per la città di Palermo, per l’intero Paese”.

La scelta di Marchetti da una parte e l’impegno di Orlando dall’altro. Paragonati, volutamente messi a confronti dal sindaco per ribadire che non tutti sono pronti ad accollarsi il fardello del compito ingrato di risanare Palermo. Non tutti, ma lui sì. Nei passaggi iniziali della lettera di fatto risponde, punto per punto, alle questioni sollevate da Marchetti. Il generale aveva storto il naso sulle nomine di Orlando che così replica: “Ad appena due mesi e mezzo dall’insediamento della Giunta, abbiamo proceduto ad una complessiva ristrutturazione dell’amministrazione comunale, procedendo a tutti gli adempimenti necessari per dotare il Comune dei vertici burocratici e istituzionali così come previsto dalla normativa vigente”.

Il generale aveva sottolineato la mancanza di corrispondenza “tra gli obiettivi iniziali e ciò che è stato realizzato” e il professore ribatte: “Ad appena un mese e mezzo dal tuo insediamento non era certamente possibile immaginare la concreta realizzazione del progetto di recupero economico-finanziario della Città. E’ oggi doveroso garantire che tale recupero possa avviarsi con il bilancio 2012, sul quale ancora non è intervenuta alcuna formale proposta né conseguente deliberazione da parte di giunta: tale bilancio, dopo l’ormai superata proposta del commissario Latella, è ancora tutto da scrivere e nulla è compromesso rispetto a quel recupero”. Parole che servono a rimarcare che quella di Marchetti sarebbe stata una scelta affrettata e immotivata.

La parte più corposa della replica di Orlando si concentra sulle partecipate, vero nocciolo dello scontro, e per le quali Marchetti aveva invocato una “rifondazione”. Sul punto il professore sembra non essere disposto ad accettare lezioni: “Che vi sia un rapporto perverso fra partecipate e bilancio del Comune è circostanza nota che spiega le ragioni che mi hanno indotto a prevedere una specifica delega assessoriale e mi hanno spinto a procedere alla nomina del nuovi vertici nonché a prevedere subito dopo l’insediamento di essi tuttora in corso, l’avvio (giorno 27 agosto) di quella cabina di regia… la complessità di tale operazione viene aggravata dall’amministrazione straordinaria, all’interno di una procedura fallimentare, dell’Amia e dalla Gesip, con i suoi 1800 lavoratori con contratto a tempo indeterminato… la complessità e gravità delle condizioni delle partecipate è, sin dall’insediamento della nuova amministrazione, oggetto di un noto, serrato, confronto con il Governo nazionale”.

Infine l’affondo in cui Orlando definisce comprensibile la scelta di Marchetti di lasciare l’incarico, salvo poi paragonarla alla decisione di chi, come lui, “sopporta un costo alto” in termini personali e familiari per amore di Palermo.

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