CATANIA – “Eventuali infiltrazioni mafiose” al Comune di Paternò? Il segretario siciliano del Partito democratico e segretario della commissione parlamentare Antimafia, Anthony Barbagallo, ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per chiedere l’accesso ispettivo a Palazzo.
Ipotesi arresti domiciliari
L’accoglimento del ricorso presentato dalla procura della Repubblica di Catania circa gli arresti domiciliari nei confronti del sindaco Nino Naso, coinvolto nell’inchiesta Athena dello scorso aprile, ha suscitato un’aspra polemica con il titolare del Viminale.
“Per quali ragioni a oggi, nonostante i gravi fatti che riguardano l’amministrazione comunale di Paternò, il ministro degli Interni non ha ancora provveduto a disporre un accesso ispettivo?” Si è chiesto Barbagallo.
“Si tratta – ha aggiunto – di fatti avvenuti prima dell’estate per i quali avevamo già chiesto l’invio di una commissione prefettizia”. E ancora: “Non è più possibile tergiversare di fronte a fatti così gravi” ha sottolineato il segretario dem.
L’appello di Cracolici
Parole che fanno il paio con quanto dichiarato ieri dal presidente della commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana Antonello Cracolici, anche lui del Pd.
Eccolo: “Il caso di Paternò, insieme a quello di Tremestieri, grida vendetta. Per molto meno i comuni sono stati sottoposti ad accesso ispettivo per verificare la presenza di eventuali infiltrazioni mafiose”.
Cracolici ha voluto allargare la visuale su un altro comune del Catanese nella bufera, con il primo cittadino (ormai dimissionario) – Santi Rando, vicino al deputato regionale Luca Sammartino (Lega) – finito agli arresti.
Il Pd ventila l’ipotesi delle dimissioni
Il Partito democratico etneo è intanto sul piede di guerra e ventila le dimissioni del sindaco di Paternò. “Gli arresti sono una misura drammatica che, al netto di responsabilità tutte ancora da chiarire, gravano sull’attività amministrativa anche ordinaria” scrivono in una nota Maria Grazia Leone e Nino Vullo, rispettivamente segretaria provinciale e vice del Pd catanese.
“In assenza di dimissioni – sottolineano – un’intera comunità, le sue esigenze e le sue aspirazioni, rischiano di restare ostaggio di questa vicenda. Paternò non lo merita e non lo meritano i suoi cittadini”.