Caso Sammartino, scintille all'Ars tra La Vardera e Galvagno

Caso Sammartino, scintille all’Ars tra La Vardera e Galvagno

Duro botta e risposta in aula
L'INCHIESTA
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PALERMO – Alta tensione all’Assemblea regionale siciliana sul caso Sammartino. Protagonisti di un duello acceso sono stati il presidente di Sala d’Ercole, Gaetano Galvagno, e il capogruppo di Sud chiama Nord, Ismaele La Vardera.

Tra i due uno scontro che ha preso le mosse dalla comunicazione fatta da Galvagno in aula rispetto al decreto firmato dal governatore Renato Schifani che fa cessare la carica di vice presidente della Regione e assessore all’Agricoltura per Sammartino, coinvolto nell’inchiesta ‘Pandora’ della Procura di Catania con l’accusa di corruzione aggravata.

Lo scontro La Vardera-Galvagno

Tutto è nato quando La Vardera ha chiesto la parola sull’ordine dei lavori: “Assistiamo a una comunicazione svilente rispetto al Parlamento e al fatto di cronaca gravissimo, anche se auguriamo a Sammartino di chiarire la sua posizione”, le parole del capogruppo dei deluchiani.

A quel punto è intervenuto Galvagno, che ha replicato: “Cosa sta dicendo? L’assessore si è dimesso e noi dobbiamo leggere le cose come stanno”. La Vardera ha controreplicato: “Lei non può interrompermi”.

Il duello verbale è andato avanti per diversi secondi. “Posso interromperla in qualsiasi momento – ha ricordato Galvagno -. Lei sta facendo un processo in assenza delle persone di cui si sta parlando. Lei non conosce il regolamento”. Toni alti tra i due: “presidente, lei non può togliermi la parola. Non è l’avvocato di Sammartino”, ha gridato La Vardera.

“Non dica cose che non conosce – ha risposto Galvagno –. Il presidente della Regione doveva comunicare una sua decisione e lo ha fatto. Io difendo il regolamento, che lei invece sconosce”. E infine l’affondo di Galvagno: “Lei è un attore e non un deputato”. Il presidente dell’Ars toglie poi la parola al parlamentare ScN.

In serata una nota di La Vardera riaccende la polemica: “Galvagno, censurandomi, ha trasformato questo posto in una monarchia venendo meno alle prerogative per i deputati regionali sancite dallo Statuto e dalla Costituzione. Valuterò di rivolgermi al presidente della Repubblica”.
S.C.


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