Castiglione, il sindaco pizzicato col mafioso e le parentele scottanti - Live Sicilia

Castiglione, il sindaco pizzicato col mafioso e le parentele scottanti

"Relazioni personali", amicali o familiari, con affiliati a Cosa nostra. Un livello di pervasività totale nei confronti dell'amministrazione.
LO SCIOGLIMENTO
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CASTIGLIONE DI SICILIA – “Un intrecciato e fitto tessuto relazionale“, fatto di parentele e semplici “affinità” tra amministratori e mafiosi. Assessori e consiglieri comunali delle ultime consiliature di Castiglione di Sicilia, il Comune sull’Etna che è stato sciolto per mafia il 23 maggio 2023, troppo vicini a esponenti della criminalità organizzata. E di più: il sindaco Antonio Camarda, rieletto per il secondo mandato consecutivo alle amministrative 2022, “controllato già nel giugno 2017, all’indomani delle elezioni, in compagnia di un noto esponente della cosca locale“. Un personaggio che, “riferisce il prefetto, è sempre stato una costante presenza nelle dinamiche politiche e amministrative del Comune di Castiglione di Sicilia”.

Sono solo alcuni stralci estratti dalla relazione pubblicata in Gazzetta ufficiale dopo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato lo scioglimento del consiglio comunale castiglionese, proposto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e approvato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L’1 agosto 2022 la prefetta Maria Carmela Librizzi, dopo le elezioni che avevano confermato l’assetto politico del paese pedemontano, aveva disposto l’accesso ispettivo in municipio. Le informative dei carabinieri e il parere del procuratore capo di Catania e del capocentro della Dia avevano contribuito a dipingere un quadro allarmante di quanto accadeva a Castiglione. Considerato territorio del clan Brunetto, affiliati storici della famiglia di Cosa nostra catanese Santapaola-Ercolano.

L'”atteggiamento dilatorio” in Comune

Nei mesi in cui gli ispettori sono stati dentro agli uffici comunali, hanno potuto sperimentare che “il personale assegnato ai diversi uffici comunali non ha mai offerto piena collaborazione alla commissione d’indagine, mantenendo un atteggiamento dilatorio“. Molte determine dirigenziali non sarebbero state rinvenute e, in generale, l’azione amministrativa sarebbe stata pervasa da una “debole legalità“. Un esempio su tutti è la nomina del vicesegretario comunale, che sarebbe del tutto illegittima.

I controlli antimafia mai fatti

E, a cascata, vizi simili potrebbero avere molti altri provvedimenti amministrativi. Considerando anche che il Comune di Castiglione di Sicilia non ha mai fatto accesso alla Banca dati nazionale antimafia. Che esiste dal 2016. Secondo quanto riportato nella relazione, a luglio 2020 la prefettura di Catania aveva segnalato direttamente al sindaco e all’ufficio del segretario comunale la “necessità” di consultare la banca dati antimafia. Serve a chiedere le certificazioni o a verificare le iscrizioni in “white list” delle aziende che collaborano con la pubblica amministrazione.

Solo ad agosto 2022, tre dipendenti hanno richiesto le credenziali di accesso alla Banca dati. Ma non le hanno mai ritirate. A dimostrazione di una “pervicace ostinazione” a non rispettare le regole. Con la conseguenza, continua la relazione, che poche ditte hanno lavorato con il Comune di Castiglione. E, tra queste, aziende “prive dei requisiti soggettivi per potere contrattare con la pubblica amministrazione in quanto direttamente o indirettamente legate o riconducibili alla criminalità organizzata”.

Dai rifiuti ai terreni per i pascoli

Secondo la commissione prefettizia, a Castiglione c’era Cosa nostra dietro all’affidamento di numerosi servizi municipali. Incluse alcune attività collegate alla raccolta dei rifiuti, “eseguite da un’associazione privata che annovera tra i propri soci persone legate a vario titolo a pregiudicati per reati di mafia”. A cui sarebbero stati pagati 330mila euro senza preventivo né “assegnazione formale di incarico”. Un altro dei segni di quell’affinità già citata con le cosche della mafia etnea.

A cui si collega anche la gestione dei terreni da destinare al pascolo e tramite i quali ottenere i contributi dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea). La commissione ha segnalato l’assegnazione di “terreni pubblici in favore di un soggetto, il cui coniuge è gravato da precedenti penali per reati mafiosi, nonché zio di un assessore“. Per quei pascoli, tra il 2017 e il 2022 l’uomo ha ottenuto 208mila euro di fondi Agea.

I beni confiscati abbandonati

C’è infine la storia di cinque terreni, confiscati a un imprenditore ritenuto vicino a Cosa nostra. Nonostante siano stati affidati al Comune di Castiglione di Sicilia dall’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, l’elenco non è pubblicato sul sito del municipio e le aree versano in stato di totale abbandono.

Elementi, tutti insieme, ritenuti “concreti, attuali e rilevanti” per dimostrare l’esistenza di un possibile condizionamento della criminalità organizzata. Che nel municipio di Castiglione sarebbe entrata per parentela e amicizia, a braccetto di un nipote o di una figlia, sotto gli occhi dell’intero paese che si fa vanto di essere uno dei borghi più belli d’Italia.


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