Catania a rischio terremoto |Gli esperti a confronto - Live Sicilia

Catania a rischio terremoto |Gli esperti a confronto

Bisogna intervenire e consolidare l'edilizia urbana o potrebbe essere troppo tardi. Scienziati, tecnici e studenti hanno partecipato al convegno dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania per far studiare i segreti del pianeta Terra.

Convegno "ScienzAperta"
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Foto mostrata nel corso del convegno

CATANIA – “I terremoti non si possono prevenire ma si possono consolidare le case, le scuole e gli edifici pubblici strategici –  Spiega ai microfoni di LiveSiciliaCatania, il dott. Raffaele Azzaro, responsabile del settore sismologia dell’ Ingv di Catania, raggiunto a margine del convegno “ScienzaAperta” che si sta tenendo in questi giorni a Catania –  I sistemi di smorzamento delle onde sismiche negli edifici sono molteplici, parliamo di isolatori sismici, che attenuano il movimento del terreno rispetto al movimento dell’edificio oppure dei rinforzi che vengono applicati nei punti di snodo dell’edificio. Rinforzi che sono costituiti da catene o tiranti in acciaio, oppure da reti sintetiche o elettrosaldate inglobate nella muratura. Tecniche che possono essere impiegate anche in edifici storici e monumentali e che potrebbero evitare il crollo in caso di terremoto, salvaguardando vite umane e il patrimonio storico architettonico della nostra città”.

Quindi l’idea di distruggere e ricostruire parti del centro storico o rafforzare quanto meno gli edifici a rischio, paventata qualche settimana addietro dall’ing. Salvo Cocina, ex numero uno della Protezione Civile regionale è plausibile?

“Con parole diverse è ciò che le ho detto prima io, ovvero negli edifici vecchi in muratura bisogna intervenire rafforzandoli. E’ noto a tutti che la situazione nel centro storico di Catania è molto delicata ma l’impiego di tecnologie di consolidamento antisismico degli edifici comportano un costo e la volontà di volerle realizzare. La situazione è diversa per quanto riguarda le nuove costruzioni, continua Azzaro. Si calcola che l’impiego di questi metodi di rafforzamento costino solo il dieci percento in più, rispetto al costo complessivo di costruzione ma ad oggi non esiste alcuna normativa che obbliga i costruttori ad impiegare queste tecnologie costruttive e ci si accontenta di un tipo di prevenzione basilare. In Italia si conosce la vulnerabilità degli edifici sia di quelli pubblici che di quelli privati ma non ci sono delle politiche pubbliche di intervento concreto per la mitigazione del rischio né di sensibilizzazione dell’opinione pubblica in grado di far percepire questo rischio ai cittadini e in alcuni casi spingere le persone a non acquistare una casa che insiste su una faglia nel terreno o che è soggetta ai vari rischi di protezione civile, sismico e idrogeologico in primis”.

Un momento del convegno all'Ingv

Gli edifici, rafforzati con le tecniche di isolamento sismico, illustra nel corso della conferenza il dott. Gaetano Zonno, dell’INGV di Milano, se sottoposti allo scuotimento del terreno riescono ad avere meno danno rispetto ad edifici in muratura che non hanno ricevuto alcune opere di rafforzamento strutturale. Questi dati si possono rilevare sia con l’osservazione storica degli effetti di un terremoto, come dimostra questa foto di un terremoto di un terremoto che ha colpito le isole Azzorre che mostra due case, una distrutta e una che invece essendo stata da poco adeguata ha resistito, sia in laboratorio. In questo caso – continua Zonno, si ricostruiscono edifici a più piani su delle tavole vibranti. Si sottopongono ad uno scuotimento controllato e progressivo sulla base della scala Mercalli e si registra la capacità di resistenza dell’edificio al sisma. Da queste simulazioni si registra con chiarezza l’efficacia dell’utilizzo di queste tecniche di rafforzamento antisismico, che diventano oggi non più procrastinabili.


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