CATANIA – Agata Scuto è scomparsa esattamente dieci anni fa. Aveva 21 anni. Alcune disabilità che la costringevano molto a stare a casa. Ma quel 4 giugno 2002 è uscita e non è più tornata. Una telefonata anonima alla trasmissione Chi l’ha visto? nel 2020 ha riaperto le indagini di un caso che per quasi due decenni è rimasto ‘sepolto’. Quasi dimenticato. Ma a qualcuno il fantasma di Agata ha continuato a martellare la testa. E così è arrivata l’indicazione: il cadavere è seppellito nella cantina della madre. I carabinieri vanno a cercare, ma non trovano nulla. Da quel momento però le indagini vanno avanti. E più i carabinieri scavano e più vanno verso Rosario Palermo, il 61enne, che nel 2012 conviveva con la mamma di Agata.
Per la procura l’uomo avrebbe ucciso la giovane donna per nascondere una gravidanza frutto di alcuni abusi. Tra i due, infatti, ci sarebbe stato un rapporto ‘particolare’. Tanto che Agata nel suo diario confessa la profonda gelosia per la madre che aveva una relazione sentimentale con Saro Palermo. Gli investigatori hanno sequestrato telefoni e fanno interrogatori. Così hanno scoperto che l’uomo avrebbe mentito sui suoi spostamenti il giorno della scomparsa di Agata. Ha raccontato di essere andato a raccogliere lumache e origano, tra il calatino e l’Etna. E per blindare il suo alibi coinvolge nella presunta bugia anche altre persone, che ora rischiano il processo. I carabinieri piazzano una cimice nell’auto di Palermo, che ha il ‘vizietto’ di parlare da solo. Nel corso del suo monologo manifesta il terrore di un possibile arresto e dà indizi sul luogo – un casolare nel siracusano – dove Agata potrebbe essere stata strangolata e poi bruciata. Per il gip è una ‘confessione’. Non è così invece per il difensore Marco Tringali, che ribadisce l’innocenza del suo assistito.
Ora però l’inchiesta è a un punto cruciale. Il pm Antonio Fanara e l’aggiunto Francesco Puleio hanno chiesto il rinvio a giudizio di Palermo per omicidio e occultamento di cadavere. L’11 luglio prossimo si dovrà presentare davanti al gup. Ma non da solo. La lista degli imputati si compone anche di Sebastiano Cannavò (difeso da Marco Tringali e Simona Nicotra), Sonia Sangiorgi (difesa da Giuseppe Camonita), e Rita Sciolto (difesa da Alessandro Vecchio), accusati di favoreggiamento. Per la procura avrebbero “aiutato Palermo ad eludere le indagini” confermando il falso alibi che l’imputato avrebbe architettato per sfuggire alle manette.
(Per un problema tecnico la data di pubblicazione visualizzata potrebbe essere errata, l’articolo è stato pubblicato il 4 giugno 2022)