Catania, Avvocatura e Futuro: "Il ministro Nordio ci riceva"

Catania, Avvocatura e Futuro: “Il ministro Nordio ci riceva”

L’associazione esiste dal 1984
IL DIBATTITO
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CATANIA – L’associazione Avvocatura e Futuro, presieduta dal penalista Giuseppe Lipera, chiede un incontro al ministro della Giustizia Carlo Nordio. L’associazione, che nel 1984 (all’epoca si chiamava “Avvocatura e Progresso”) fece approvare la legge che consentì di superare l’anacronistica distinzione tra avvocato e procuratore legale, scrive a seguito dei progetti per la giustizia annunciati da Nordio in tv.

“Sostengo che la crisi del settore giustizia non si possa affrontare semplicemente con l’assunzione di nuovi magistrati – scrive Lipera – bensì attraverso correttivi che cercherò di evidenziare nel corso di questa mia breve lettera”.

“Il numero dei magistrati è sì importante, ma non basta: ritengo che un primo grande cambiamento debba partire dalla base, ovvero dalle modalità di reclutamento dei futuri magistrati”, scrive Lipera. In sostanza l’associazione propone di prevedere tra i requisiti dei nuovi magistrati un’esperienza almeno decennale da avvocato.

La valutazione psicoattitudinale

La seconda proposta, prosegue, “è il via libera della Commissione Giustizia al Senato all’introduzione della valutazione psicoattitudinale per i candidati che entrano in magistratura: ritengo sia una scelta giusta e doverosa, in quanto non bastano le sole valutazioni periodiche per valutare l’operato di un magistrato”.

“A proposito poi della crisi del sistema carcerario del Nostro Paese, ritengo che la situazione sia davvero drammatica – conclude -. Le patrie galere, spesse volte, sono costituite da strutture fatiscenti e per nulla rispettose dei diritti dei detenuti, che prima di essere tali, sono persone. I problemi del sovraffollamento delle carceri e del trattamento inumano e degradante dei detenuti rappresentano motivo di sanzione “continua” da parte della Corte europea per i diritti dell’uomo; queste condizioni non stimolano, di certo, dei programmi seri di recupero e reinserimento sociale dei detenuti”.

Le carceri

“Propongo, pertanto, che sia valutata seriamente la possibilità di restituire al Paese le case mandamentali: sono circa novanta le strutture soppresse e inutilizzate, che potrebbero accogliere tutti quei soggetti in attesa di giudizio sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere; questo piccolo passo potrebbe rappresentare una buona modalità di alleggerimento delle strutture carcerarie italiane”.


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