Palermo, sciopero e assemblea dei direttori del ministero della giustizia - Live Sicilia

Palermo, sciopero e assemblea dei direttori del ministero della giustizia

Contro l'eliminazione del profilo professionale e il demansionamento

PALERMO – I direttori del Ministero della giustizia – distretto di Palermo – oggi, venerdì 20 settembre, hanno scioperato e si sono riuniti in assemblea ai Cantieri culturali della Zisa.

Protestano contro la prospettata eliminazione del loro profilo professionale che, in sede di contrattazione integrativa, ritengono che porterebbe al loro demansionamento con equiparazione alla figura del funzionario, perdendo, di fatto, il coordinamento, la direzione e, soprattutto, la funzione vicaria del dirigente.

“Non pochi uffici giudiziari del distretto, sono ancora oggi privi della figura del Dirigente amministrativo, supplita egregiamente dai direttori – spiega in una nota il Coordinamento -. A ciò si aggiunga che il Ministero della giustizia non ha, finora, mai riconosciuto a tali figure la possibilità di alcuna progressione di carriera (già riconosciuta, invece, ad altre figure professionali dello stesso ministero) né l’indennità di funzione, incidendo significativamente sul loro trattamento economico”.

Il contratto in discussione tra le parti sociali, prevede, contestualmente, anche l’introduzione di un’area di elevata professionalità, accessibile da parte di soggetti i cui requisiti sono sovrapponibili a quelli già posseduti dai direttori, senza prevederne la loro naturale progressione.

“Per tali motivi, nell’assoluto disinteresse delle sigle sindacali, è sorto, su base spontanea, il Coordinamento Nazionale Direttori Giustizia – prosegue la nota – che ha proclamato lo stato di agitazione della categoria ed indetto lo sciopero di oggi, mentre il 10 settembre scorso, si è tenuta, a Roma, avanti alla Corte di Cassazione, una manifestazione cui hanno aderito oltre 600 direttori provenienti da tutti gli uffici d’Italia per ribadire le proprie rivendicazioni. L’iniziativa ha trovato ampia condivisione da parte della maggioranza dei magistrati, capi degli uffici giudiziari, nonché dell’Associazione nazionale magistrati”.


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