CATANIA – C’è un incremento nelle iscrizioni del reato di spaccio di droga a Catania, passato, in un anno, da 38 a 71. Lo rileva la Direzione nazionale antimafia nella relazione che sul distretto etneo è redatta da Carlo Caponcello. “Il traffico sostanze stupefacenti (marijuana, eroina e cocaina) costituisce ancora – si legge nella relazione – la principale fonte di illecito arricchimento dei clan, soprattutto dei Cappello-Carateddi, Cursoti milanesi e Santapaola. Da diverse indagini è emerso che la città è diviso in numerose piazze di spaccio”.
Secondo la Dna i gruppi criminali si muovono “con straordinaria capacità imprenditoriale” associata a un “capillare controllo militare del territorio” che permettono di ottenere profitti stimati in ventimila euro al giorno. L’approvvigionamento, con il traffico internazionale, ha subito un duro colpo ai clan collegati con l’Albania grazie a arresti e sequestri ingenti. Che si susseguono ancora. E questo, rileva la relazione della Dna, “sembra confermare che, malgrado gli inconfutabili successi dell’azione di contrasto della Magistratura e delle Forze dell’Ordine, il traffico degli stupefacenti costituisce un flusso continuo capace di rimodularsi in tempi brevissimi con la stessa intensità di prima”.
“Malgrado permangano annose e gravi carenze nell’organico del personale amministrativo, si è riusciti a mantenere una soddisfacente efficienza funzionale ed operativa”. Scrive il magistrato Caponcello nella relazione su Catania. “Non può non rilevarsi – si legge nel documento – che l’organico degli Organi di Polizia delegati alle indagini risultano assolutamente inadeguati per numero rispetto al carico di lavoro ed ai compiti istituzionali cui sono deputati; solo lo sforzo e l’abnegazione che li caratterizza e contraddistingue ha consentito, malgrado le allarmanti ed indiscutibili carenze di organico, di raggiungere risultati operativi”.
Nella relazione si sottolinea coma “la Dda della Procura di Catania per numero di iscrizioni per il reato di associazione mafiosa (81) risulta seconda dopo Napoli (201) in tutto il territorio italiano e la terza (560) per numero di iscritti dopo Napoli (1.271) e Reggio Calabria (607)”. “Siffatta notazione, lungi da intenti di primazia e di sterili classificazioni – sottolinea il sostituto della Dna, Carlo Caponcello – radica il forte convincimento che la Dda catanese si trova ad affrontare un fenomeno criminale di non trascurabile momento meritevole di maggiore attenzione istituzionale nella progettualità di implementazione delle risorse umane e materiali”.