Catania, la mafia “è una fede… ma non puoi raccogliere la fame”

Catania, la mafia “è una fede… ma non puoi raccogliere la fame”

Le intercettazioni a carico di Giuseppe Caruso
L'INCHIESTA
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CATANIA – Mafiosi, si, ma “per la fede non puoi raccogliere la fame”. Questa massima, parlando con un altro presunto uomo d’onore del clan Santapaola Ercolano a San Giovanni Galermo, è di Giuseppe Caruso, uno dei tredici arrestati dai carabinieri nell’operazione che ha decapitato, venerdì scorso, i gruppi mafiosi del Villaggio Sant’Agata e di Librino.

Caruso, 38 anni, è indagato dalla Dda per mafia assieme a Turi Battaglia detto break dance, Francesco Di Stefano, Salvatore Gurrieri, Giuseppe Pistone e altri. E se Pistone è ritenuto uno dei capi della droga a Librino, Caruso per gli inquirenti era rispettato nelle zone del Villaggio e a San Giovanni.

Gli indagati a piede libero

Tra gli indagati ci sono varie figure a piede libero, tra cui anche l’uomo con cui parla Caruso, che è ritenuto uno dei capi. È con lui che parla Caruso. Il presunto boss si lamenta con Caruso perché non dà l’anima per il clan, perché si fa distrarre da altre attività. E lui lo rassicura, dicendo che era costretto a farlo perché aveva bisogno di soldi.

Essere mafiosi si, in pratica, crederci “per fede”, come dice il presunto boss, andrebbe bene Caruso, aveva bisogno di soldi. E a poco vale il fatto che il boss gli fa notare come non bisogna distrarsi. “Tu hai un ruolo e io sono qua… quando è… dietro di te”, dice Caruso. “No ‘mpare tu sei diverso, perché bene o male le cose le hai tu, le cose te le giri tu”.

Le mire del giovane

Caruso pretendeva, in sostanza, di essere proprio lui a raccogliere le somme destinate al Villaggio Sant’Agata. Ma il boss non sembra prenderlo troppo sul serio. Anzi gli risponde facendogli capire che prima si doveva fare le ossa. Per ora, gli dice, “ti imparo (insegno, ndr.) quello che ti devo imparare”.

Durante questa specie di tirocinio mafioso che stava facendo Caruso, in pratica, nessuno lo doveva disturbare. Tanto meno quelli degli altri clan. E quanto a un certo punto anzi ha un problema con un “malpassotu” si mette in mezzo Pistone, assieme a un altro storico appartenente alla famiglia dei Nizza.

“Lasciate in pace” Caruso

Quest’ultimo avrebbe messo le cose a posto chiamando un “malpassotu” e facendo assistere alla chiamata pure Caruso. E gli avrebbe detto, riferendosi proprio a Caruso. “Quando lo vedi lo fermi, gli dai la mano e non ti fare passare neanche il minimo pensiero… non a te e non a nessuno. E devi avere pensieri per lui e per tutti i ragazzi che camminano assieme”.

Inoltre sarebbe stato coinvolto nell’azione con cui Pistone si sarebbe preso, letteralmente, la piazza di spaccio di San Giovanni Galermo. E avrebbe mostrato preoccupazione, ma fino a un certo punto.


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