CATANIA – “Oggi ricordiamo Giovanni Lizzio, ispettore capo della squadra Mobile di Catania, ucciso il 27 luglio 1992. Sposato e padre di due figlie, è un simbolo dell’impegno della Polizia di Stato nella lotta contro la criminalità organizzata. Le sue indagini incisive portarono all ‘arresto di molti estortori legati ai clan mafiosi”.
Lo scrive, sulla propria pagina Facbook, la Questura di Catania in ricordo dell’assassinio, da parte di Cosa nostra, dell’ex capo della sezione antiracket della Squadra mobile etnea.
“Anche nel dolore della perdita – si legge ancora – i familiari delle vittime di mafia spesso hanno trasformato il dolore in impegno sociale, affinché i sacrifici non siano vani e dalla lotta contro la mafia possano germogliare i semi della legalità”.
Il procuratore aggiunto di Catania, Sebastiano Ardita, sul proprio profilo di Fb, ricorda Lizzo come “un leader carismatico, un uomo capace di convincere le vittime a collaborare, una spina nel fianco di cosa nostra”.
“Quando la mafia catanese decise di assassinare un uomo di ‘Stato – aggiunge il magistrato – pensavano a lui. Il suo omicidio rientrava dentro la strategia stragista di Cosa nostra. Ma Lizzio in verità venne ucciso due volte. Le prime indagini vennero sviate allontanando l ‘idea che fosse morto per il suo eroismo Si diede retta a pettegolezzi e calunnie contro di lui”.
Solo anni dopo, nel 1998, con le confessioni del pentito Natale Di Raimondo sottolinea Ardita, “si ridiede onore alla memoria di Lizzio, e un po’ di pace alla sua famiglia”.
“Anche per questo – chiosa il procuratore aggiunto di Catania – in questa giornata, è doveroso rendergli omaggio e chiedere scusa alla sua memoria e ai suoi familiari per quanto ingiustamente accaduto ai loro danni”.