Catania, lotta alla dispersione scolastica primi dati incoraggianti

Catania, sulla lotta alla dispersione scolastica primi dati incoraggianti

Cos'è cambiato e cosa va migliorato

CATANIA – Eppur si muove. I dati sulla percentuale della dispersione scolastica cominciano a registrare, nel perimetro della Città metropolitana di Catania, una inversione di tendenza. Una flessione minima ma tutt’altro che da sottovalutare. In riferimento ad alcune precise aree, siamo sull’ordine del 2/3% in decremento rispetto alle ultime rilevazioni ed in riferimento alla scuola secondaria di secondo grado. 

Il “format” Catania

Un dato atteso che non sorprende del tutto se rapportato a quanto è stato messo in campo negli ultimi mesi. Da una parte il coordinamento della Prefettura con in prima linea il Tribunale per i minorenni dove il presidente Roberto Di Bella con “Liberi di scegliere” ha avviato una sorta di “format anti-dispersione scolastica” che è stato ripreso persino a livello nazionale e regionale. Dall’Ufficio scolastico regionale è stata emanata una circolare (inviata a tutti gli istituti) che riprende quella che è stata definita come “la prassi catanese”; ed ancora, Catania è stata presa a modello nella stesura del cosiddetto “Decreto Legge Caivano”. “La mafia è anche una questione minorile: la scuola è necessaria”, aveva opportunamente evidenziato il giudice Di Bella.

Insomma, dalle falde dell’Etna è scattata un attivismo sulla questione che ha portato ai suoi primi, embrionali, risultati.

Anche il Comune di Catania ha certamente fatto la propria parte rafforzando quello specifico settore dei servizi sociali con altro personale, seppur al momento a tempo determinato.  

E, va detto, anche i dati incrociati con l’Inps a proposito dell’intaccare il Reddito di cittadinanza in caso di assenza da scuola dei propri figli è stato un fattore determinante.

Di Bella: “Dati incoraggianti”

“È incoraggiante sapere che vi sia, finalmente, un trend al ribasso rispetto ai dati della dispersione scolastica – spiega il Presidente del Tribunale per i minorenni, Roberto Di Bella -. Insisto su un punto: dispersione scolastica significa impoverimento culturale, significa perdita di competitività nel mondo del lavoro, significa criminalità organizzata. Sono tutti dati correlati. È una questione cruciale che, forse, nel corso dei decenni non ha avuto la giusta attenzione. A Catania, i dati del 2021 dicono che la percentuale di dispersione era del 25,2%, la più alta tra le 14 città metropolitane”.

Ma c’è anche un’altra istantanea: “Da quando abbiamo cominciato il nostro lavoro – conclude Di Bella -, siamo passati dalle 40 segnalazioni di studenti assenti da scuola alle più di mille del 2023. Questo significa che il livello d’attenzione si è certamente alzato: ma migliaia di studenti che non vanno a scuola diventano una bomba sociale e dovrebbe creare allarme in ognuno di noi. Dico, però, che il lavoro che abbiamo messo in campo ci sta portando sulla buona strada. Ci sono situazioni familiari drammatiche e non possiamo permetterci il lusso di restare a guardare”.

Trantino: “Realtà complessa”

“Seppure in quadro che è grave e preoccupante – esordisce, da par suo, il primo cittadino Enrico Trantino -, con una certa frettolosità Catania più volte è stata additata come una sorte di capitale della dispersione scolastica in Sicilia e addirittura in Italia. In realtà questi dati che hanno valore statistico significativo, illustrano una realtà più complessa di un argomento molto delicato e che va affrontato con rigore scientifico e senza ripetere sentito dire spesso fuorvianti. Insieme alle altre istituzioni, Tribunale e Prefettura in primis, con i funzionari e gli assistenti sociali comunali stiamo contrastando con ogni mezzo una battaglia che va affrontata alla radice, coinvolgendo tutte le agenzie educative a cominciare dalla famiglia.

“Personalmente – conclude Trantino – ho già visitato una quindicina di istituti scolastici di ogni ordine e grado, incontrato presidi e insegnanti e a ciascuno vado ripetendo che quella della dispersione e dell’elusione dell’obbligo scolastico è una scommessa essenziale per la convivenza civile che tutti insieme dobbiamo combattere e che possiamo ragionevolmente vincere, solo agendo come fossimo una squadra, ciascuno nel proprio ruolo, come abbiamo già cominciato a fare”.


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