L'elenco dei 15, i politici vecchi e nuovi: voti "mafiosi" a Catania

L’elenco dei 15, i politici vecchi e nuovi: voti “mafiosi” a Catania

Agli atti dell'inchiesta si parla di diverse campagne elettorali

CATANIA – La notte del settembre 2022 in cui i carabinieri andarono ad arrestare Domenico Colombo perquisirono anche la casa e la macchina. Era il blitz denominato “Sangue blu” che si sarebbe concluso con la condanna a 8 anni per concorso esterno in associazione mafiosa dell’ex dipendente di “Sostare” (oggi Amts, l’azienda dei trasporti di Catania).

Gli investigatori trovarono qualcosa che aprì un nuovo filone investigativo. Innanzitutto una lettera firmata da “Francesco cuor di leone”. Mittente era Francesco Santapaola, figlio di Salvatore, il cugino del capomafia Nitto, che gli scriveva dal carcere di Spoleto in occasione del suo matrimonio.

Nella Opel Corsa di Colombo, invece, c’era un elenco di nomi con relativi indirizzi e un fac simile elettorale di Giuseppe Castiglione che pochi giorni dopo quelle perquisizioni sarebbe diventato deputato del parlamento siciliano per i “Popolari e autonomisti”.

Castiglione è stato arrestato nell’ultimo blitz antimafia a Catania, così come il sindaco di Ramacca, Nunzio Vitale, eletto nel 2021 tra le file del centrosinistra, e il consigliere comunale di Misterbianco, Matteo Marchese del Mpa.

Politici e mafiosi, secondo l’accusa, andavano a braccetto. I primi avrebbero chiesto i voti, i secondi li avrebbero sponsorizzati per andare all’incasso con favori e commesse pubbliche. Agli atti dell’inchiesta vengono ricostruiti altri movimenti elettorali. Si scava nel passato, l’ombra mafiosa si addensa su diversi appuntamenti elettorali.

Matteo Marchese ad esempio avrebbe chiesto a Colombo una mano per la compilazione delle liste. E Colombo lo tranquillizzava: “… vedi che ti sto presentando ad un altro candidato buono, che se l’è preso Marco Corsaro (che sarebbe diventato sindaco di Misterbianco ndr) e io gliel’ho tolto”. Era contento perché “è uno buono, buono, buono”.

Marchese gli avrebbe chiesto una mano con “quello che si è candidato… gli vuoi parlare per farlo candidare da me?”. “Eh, e ora gli parlo domani”, rispondeva Colombo sodisfatto anche del nome di una “ragazza” da inserire in lista. “Bonu è”, sentenziò.

Marchese fu eletto con 481 preferenze, molte meno di quelle che si attendevano. “Non ci siamo. Dove sono i voti nostri?”, si chiedeva Colombo. “Sono il secondo più votato”, diceva il neo consigliere comunale. “Ma te ne mancano assai. Poi li guardiamo”, aggiungeva Colombo che sembrerebbe fare riferimento alla possibilità di riscontrare le promesse di voto ricevute.

Nelle conversazioni di Colombo fanno capolino altre figure, come “il senatore” che Giuseppe Castiglione voleva coinvolgere. Ci sono richiami a vecchie elezioni. Il comportamento di un professionista suscitava rabbia nei ricordi di Colombo. Ce l’aveva con “… quel pezzo di m… di tuo compare”, a cui aveva garantito “trecento voti scritti” e poi si era dileguato dopo le elezioni regionali del 2017 dov’era candidato per Sicilia Futura: “Ha preso quattromila voti, che cosa ci ha dato? Niente”.

Ci sono poi coloro che avrebbero bussato alla porta di Rosario Bucolo, già condannato e ora di nuovo arrestato perché avrebbe guidato il gruppo mafioso di Castello Ursino, che si mostrava disponibile ma poi non li faceva votare. Accadde per esempio nel 2023 con un candidato al Consiglio comunale di Catania per “Sud chiama Nord”.

Lo stesso Bucolo raccontava il tour elettorale fatto in passato con un altro candidato: “Io una volta con… ai tempi… quando poi anche lui se n’è andato là… alla Regione… vedi il fatto di quando sto parlando io, giusto?… me lo sono portato da tutte le parti… Mascalucia, Gravina, a Castel di Judica, a Ramacca, a Palagonia, da tutte le parti me lo sono portato… e anche se prendevamo, dalla parte nostra, dieci voti qua, dieci là, dieci là… fanno numeri”.

Storie di antiche e recenti elezioni con un minimo comune denominatore: la capacità della mafia catanese di condizionare il voto.


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