CATANIA – È inevitabilmente uno dei (tanti in verità) temi centrali dell’inchiesta Mercurio che ha portato all’arresto eccellente del deputato regionale Giuseppe Castiglione.
Project financing e clan
Quella del project financing del cimitero di Catania resta un caso da approfondire. Era il 12 ottobre del 2022 quando dal consiglio comunale veniva dato il via libera ad un regolamento nuovo e diverso rispetto al precedente.
Un voto che concedeva l’apertura all’affidamento dei servizi cimiteriali a soggetti terzi. Nelle modalità previste dalla legge, e, quindi, a privati. Per gli inquirenti, le intercettazioni e le ricostruzioni raccolte e condotte al termine di lunghi mesi d’indagine hanno uno snodo inequivocabile: con il nulla osta a quel regolamento si sarebbero favoriti i clan nella “gestione” del cimitero.
“Non sono intervenuto”
Castiglione, che nel 2022 era presidente dell’assise di palazzo degli elefanti, nell’interrogatorio di garanzia avvenuto dinanzi ai giudici ieri mattina ha fornito la sua versione. Quella che l’atto era stato presentato dall’allora giunta in carica e che gli sarebbe stato sollecitato perché “c’era il rischio di perdere un finanziamento da un milione di euro. Ma la delibera come è arrivata è stata votata e approvata, senza alcuna variazione, senza emendamenti, non sono intervenuto, che altro potevo fare…”.
La contropartita
Una vicenda delicata. Che chiama in causa la politica cittadina ed i suoi più stretti rappresentanti istituzionali. E con i Ros che tra le maglie dell’inchiesta fanno emergere come l’adozione del nuovo regolamento fosse il primo tassello indispensabile per la realizzazione di quanto promesso all’associazione mafiosa da Castiglione. Tradotto: per l’accusa sarebbe stata la contropartita all’appoggio elettorale assicuratogli.
Per la Procura, l’obiettivo dell’associazione mafiosa – ed in particolare dei vertici del gruppo del Castello Ursino – era quello di assicurarsi la gestione dei servizi cimiteriali, facendo ricorso allo strumento della finanza di progetto, mediante le società riconducibili ad un imprenditore di origine campana.
La ricostruzione degli investigatori
Gli investigatori hanno giudicato “interessante lo svolgimento della seduta del Consiglio Comunale del 12.10.2022”. E lo scrivono a chiare lettere. Nero su bianco.
Inserito al punto numero 10, il Consiglio si apre alle ore 19 e, alle ore 19, a causa del mancato raggiungimento del numero legale. “Il presidente Castiglione sospendeva la seduta rinviandola alle 20.52. Alla riapertura dei lavori, accertato il numero legale, si procedeva alle operazioni corrispondenti ai punti 1,2,3 e 4 dell’ordine del giorno (comunicazioni del presidente, approvazione dei verbali delle sedute precedenti, comunicazioni dei consiglieri e azioni di contrasto alla diffusione epidemiologica)”.
Poi, la richiesta dell’allora consigliere Scuderi. Che chiedeva il prelievo del punto 10: “Adozione Regolamento dei Servizi cimiteriali e funebri di polizia mortuaria”. Dopo una breve discussione, il voto e l’approvazione.
Alle ore 22.47, il presidente, “preso atto della mancanza del numero legale”, chiudeva la seduta rinviandola al giorno successivo.
I rapporti col clan
E tra gli atti dell’inchiesta spuntano quei rapporti di Castiglione con i presunti affiliati del clan. In particolare con Rosario Bucolo, Domenico Colombo ed Ernesto Marletta.
In una accesa chiamata, Colombo ha fretta di rassicurare Bucolo sul fatto che Castiglione, una volta eletto all’Ars, avrebbe potuto soddisfare qualsiasi richiesta: “Possiamo fare tutto quello che vogliamo”. Bucolo, facendo esplicito riferimento al cimitero, precisava: “Sono minchiate, perchè l’ampliamento del cimitero non lo può fare!”.
L’allusione era al fatto che il progetto esulava dalle competenze regionali, ricadendo esclusivamente sotto la diretta competenza del Comune di Catania. Nonostante ciò, Colombo rafforzava il concetto: “Ma che stai incucchiannu!”. Ed è a quel punto che Bucolo, preso atto dell’impegno, non nascondeva la propria soddisfazione per ciò che avrebbe comportato per lui e per l’intera compagine mafiosa dei Santapaola-Ercolano.
La palla finisce adesso sul campo della difesa.