Catania, morto il professore Giacomo Tamburino - Live Sicilia

Catania, morto il professore Giacomo Tamburino

Il ricordo: una vita dedicata all'Università e alla città

CATANIA – Professore, medico, ricercatore, ma soprattutto un intellettuale, un uomo dalla curiosità eclettica che spaziava dalla sua passione di una vita, la medicina, a temi religiosi e storici. Il professore Giacomo Tamburino, catanese, è morto questa mattina a 96 anni. Una vita dedicata all’Università e a Catania.

La carriera

Tamburino, figlio di un avvocato, ha vissuto la sua intera carriera universitaria a Catania, tranne una parentesi di 7 anni trascorsi all’Università La Sapienza e a un anno al National Institute for Medical Research di Londra. Laureatosi nel 1949 e specializzatosi nel 1952 in cardiologia e nel 1955 in ematologia, diventò allievo di Luigi Condorelli e lo seguì a Roma. Alla libera docenza, che iniziò nel 1957, seguirono gli anni da professore ordinario, in cui si dedicò alla Semeiotica medica per poi passare alla Patologia medica e alla Clinica Medica.

Vincitore, nel 1955, del premio Carlo Erba per giovani ricercatori, nel 1957 Tamburino scrisse una serie di articoli apparsi su Lancet e altre riviste mediche sui rapporti tra metabolismo del ferro ed eritropoiesi, che gli valsero il premio biennale della Società di medicina interna, insieme a Ugo Salera.

Tamburino è stato promotore delle scuole di specializzazione in Angiologia medica ed in Medicina dello Sport nell’università di Catania, ed è stato titolare di una Unità Operativa del Consiglio Nazionale delle Ricerche per l’Arteriopatia cronica obliterante, negli anni tra il 1978 e il 1981, e per l’Ipertensione tra il 1982 e il 1985. Tra i suoi altri, numerosi incarichi, quello di componente eletto della Giunta del Collegio nazionale dei professori universitari di Medicina interna (1991-1993), di componente della Commissione Regione Siciliana per la Sviluppo delle Risorse Idrotermali (1968-71), per la Programmazione della Ricerca Sanitaria (1991-94) e per la Valutazione del Rischio Clinico (2005-06).

L’impegno

All’attività da medico Giovanni Tamburino ha sempre accompagnato un impegno sociale molto intenso. Frequentatore fin da giovane di ambienti cattolici, è stato dirigente della Federazione universitaria cattolica italiana e poi presidente, dal 1960 al 1970, della Giunta di Azione Cattolica nell’Arcidiocesi di Catania. Dopo il pensionamento si è dedicato alla scrittura di articoli di divulgazione e di opinione su quotidiani e periodici, oltre ad avviare una cospicua produzione di libri, racconti e romanzi.

Il ricordo

A ricordare Tamburino è Antonino Pavone, primario emerito di neurologia all’ospedale Garibaldi di Catania, che è stato un allievo del professore: “Sono stato allievo, nei primi anni settanta, del professore Tamburino: studiavo Semeiotica medica, e da lui ho imparato tanto. Ricordo che era una persona speciale, di grande cultura che univa a una semplicità eccezionale: Spesso con i pazienti parlava in dialetto, si avvicinava e in generale era molto accogliente”.

Pavone ricorda lo stile di insegnamento di Tamburino: “Noi studenti non eravamo tanti, circa sette, e imparavamo a mosaico: era un tipo di formazione antica, chi andava bene era chi davvero amava la medicina, chi stava in reparto non per gli esami ma per stare in ospedale, a contatto con i pazienti. Studiavamo una cosa e poi vedevamo, tempo dopo, pazienti che avevano quella malattia, e ne imparavamo la dinamica, il decorso. In questo noi studenti eravamo una piccola famiglia, e Tamburino non ci imponeva mai la sua cultura: imparavamo da come lui si comportava dai pazienti, più che imparare dai libri. Io poi ho preso la strada della neurologia, ma grazie a Tamburino mi sono trovato con una cultura di base, sulla medicina interna, molto grande”.

Tamburino era anche molto attento al contatto con gli studenti. Racconta ancora Pavone: “Ricordo che lui veniva due volte in ospedale, mattina e sera, cosa inaudita per tutti. Ci teneva, ed era molto contento di trovare noi interni lì, ed era sempre attento a quello che succedeva a chi lavorava con lui. Una volta hanno spostato degli ausiliari del personale, e lui, di solito molto misurato, è andato su tutte le furie in amministrazione per difendere queste persone che lavoravano con lui”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI