Gli ordini dal carcere, identikit del capo: Massimiliano Arena

Gli ordini impartiti dal carcere, identikit del capo: Massimiliano Arena

Comando e rapporti con gli altri clan

CATANIA – Marco Turchetti, uno dei gestori della piazza di spaccio di Librino arrestato a seguito dell’Operazione “Terzo Capitolo”, lo spiega chiaramente: sono i messaggi ricevuti dal cognato Massimiliano Arena, detenuto in carcere, che forniscono le istruzioni su come muoversi e gestire le attività all’esterno. Una leadership, quella di Arena, mantenuta salda nonostante la detenzione.

Telefoni e schede in carcere

Le intercettazioni telefoniche e gli scambi di messaggi dimostrano che il 41enne era in grado di impartire ordini e strategie ai suoi associati, mostrando un alto livello di organizzazione e controllo sulle operazioni del clan.

Massimiliano Arena ha a sua disposizione più di una scheda telefonica. Così come gli smartphone. Buona parte del merito è attribuibile all’azione di sua moglie, Tiziana Lo Faro, che cerca attivamente di consentire al marito di comunicare con l’esterno dal carcere. 

L’episodio

Nel faldone delle 574 pagine firmate dal gip Stefano Montoneri viene descritto anche un caso specifico nel quale Tiziana Lo Faro aveva cercato di inviare una scheda sim al marito, ma il tentativo era stato intercettato dal personale della polizia penitenziaria. Durante la discussione, la Lo Faro incolpa il marito per l’accaduto, sostenendo che non le aveva fornito in tempo l’indirizzo al quale recapitare il pacco.

Coesione del clan

Ma la capacità di Massimiliano Arena di fornire supporto, sia finanziario che logistico, ai membri incarcerati dell’organizzazione, oltre a suggerire un ruolo centrale nella gestione delle risorse, implica anche una consapevolezza dell’importanza del mantenimento della coesione e dell’efficienza operativa del sodalizio. Questo comportamento va oltre il semplice interesse personale, riflettendo un impegno più ampio nei confronti dell’organizzazione nel suo complesso.

Inoltre, “la reazione di Arena a situazioni che influenzavano l’organizzazione, come le tensioni interne o i cambiamenti nelle dinamiche di potere, rivela una preoccupazione che va oltre l’interesse personale immediato e dimostra una comprensione delle implicazioni di tali eventi per la stabilità e il futuro del sodalizio”.

I legami con gli altri clan

Questo ruolo apicale all’interno del sodalizio non solo è implicito nelle sue azioni, come l’emissione di ordini e la pianificazione strategica delle operazioni, ma si manifesta anche nella sua capacità di influenzare e coordinare le attività dell’organizzazione, anche in condizioni di detenzione.

Arena manteneva relazioni con altri gruppi criminali, come evidenziato dalle interazioni con il clan “Cappello-Bonaccorsi” e i “Cursoti Milanesi”. Queste relazioni erano volte a definire gli equilibri di potere e a gestire gli affari illeciti, in particolare il traffico di sostanze stupefacenti. L’associazione aveva accesso e disponibilità di armi, utilizzate per strategie difensive o offensive, evidenziando un livello di preparazione e pericolosità coerente con le metodologie mafiose.

Consolidare il potere

Ed il coinvolgimento di figure come Rosario e Marco Turchetti, Angelo Patanè e Carmelo Alessio Guerra con ruoli esecutivi e operativi, conferma la struttura gerarchica e organizzata dell’associazione, con Massimiliano Arena al vertice. Arena e i suoi associati erano coinvolti nell’acquisizione e nel controllo di attività economiche, legittime e illecite, come mezzo per riciclare i profitti derivanti dalle attività criminali e per consolidare il potere e l’influenza del clan.


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