Il pizzo imposto dal clan: rate a Natale, Pasqua e Ferragosto - Live Sicilia

Il pizzo imposto dal clan: rate a Natale, Pasqua e Ferragosto

Un frame tratto dalle indagini dei carabinieri
È una delle storie scoperte dai carabinieri del comando provinciale di Catania.
OPERAZIONE TERRA BRUCIATA
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2 min di lettura

RANDAZZO – Avrebbe accettato di fare da esattore del pizzo ai danni di un’impresa edile per conto dei Sangani, i capi del pericoloso clan di Radazzo sgominato dai carabinieri del comando provinciale di Catania e dalla Dda. Ma lui, un randazzese tuttora indagato, lo avrebbe fatto solo al fine di proteggere la vittima, per evitare che corresse dei rischi. Il protagonista, che non ha negato di aver ritirato i soldi per tre anni di fila, è indagato anch’egli per estorsione e la sua tesi, sicuramente singolare, è stata ritenuta convincente dalla Dda e dal gip anche per questo, ma soprattutto perché in parte riscontrata: dalle intercettazioni effettivamente i Sangani, legati a doppio filo con il clan catanese dei Laudani, emergerebbero come i mandanti. Mille euro al mese da riscuotere in tre rate a Natale, Pasqua e Ferragosto, in linea con le più bieche tradizioni della mafia siciliana.

Sarebbe andata avanti dal 2013. Prima la vittima era stata bersagliata con varie forme d’intimidazione: aveva subito l’incendio di una pompa di calcestruzzo, di un escavatore, aveva ricevuto telefonate minatorie che lo esortavano “a mettersi in regola”, e poi un incendio nel suo garage. A quel punto l’esattore del pizzo, un indagato che non figura tra gli arrestati dell’operazione Terra bruciata e per questo non si indica il suo nome, sarebbe stato avvicinato da Salvatore Sangani affinchè convincesse la vittima a pagare. Avrebbe agito con fermezza, in pratica, “senza un tornaconto personale e solo per paura”, scrive il gip nell’ordinanza.

Il suo racconto avrebbe trovato piena conferma sia nelle denunce sporte dalla vittima, relativamente alle intimidazioni subite, ma anche nei dialoghi che precedettero la riscossione della rata pasquale del 2020, il cui versamento era stato postergato a giugno per l’emergenza Covid 19, che, una volta pagata, portò all’individuazione dell’esattore del pizzo.

In una conversazione intercettata, nel maggio del 2020, Francesco e Salvatore Sangani programmano di contattare colui che avevano individuato come loro esattore, perché andasse a ritirare i soldi. Dice Salvatore Sangani: “Ma se lui non ci vuole andare da lui e non viene più per andare a cercare a quello… gli devi dire: «Allora ascolta facci sapere che uno parla direttamente con lui». Punto… Alla fine e basta, e si leva davanti la minchia”. Poi, dopo qualche giorno, colui che avrebbe ritirato i soldi contattò effettivamente la vittima, prese il denaro e partì per consegnarli ai Sangani. Ma strada facendo fu bloccato dai carabinieri mentre era ancora in possesso del denaro.


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