“Era in cortile, con tutti i suoi compagni e le sue compagne, e stava facendo merenda“. Gabriella Capodicasa è la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Cavour di via Carbone, tra viale XX Settembre e via Umberto. Maria, nome di fantasia, è un’allieva di quella scuola. Dodici anni, un malore giovedì 27 gennaio mentre era con i suoi coetanei, tra le mura della scuola, la corsa in ambulanza all’ospedale Garibaldi di Nesima e, adesso, l’attesa: la procedura si chiama “accertamento di morte cerebrale“. Servono delle ore per potere dichiarare irreversibile il coma della bambina.
“Avevano avuto un compito in classe nell’ora prima – spiega Capodicasa – Avrebbero dovuto fare Educazione fisica ma erano in cortile, con il professore, a fare merenda con la bella giornata”. Lei è attorniata dai compagnetti, quando comincia all’improvviso a sentirsi male. “Ha chiamato il professore, ma lui si era già accorto che lei non si stava reggendo più in piedi”. In base al racconto della dirigente scolastica, è stata davvero una questione di pochissimi minuti. “A scuola abbiamo il defibrillatore: la docente formata per usarlo è arrivata di corsa. Nel frattempo è stata chiamata l’ambulanza”. L’arresto cardiocircolatorio era in corso.
Già a scuola viene fatto il massaggio cardiaco sulla 12enne, poi il defibrillatore. Le viene fatta anche la respirazione bocca a bocca. Nel frattempo arriva prima un’ambulanza e poi un’altra. Maria non si riprende. Le viene dato ossigeno mentre parte la corsa verso l’ospedale Garibaldi di Nesima, scortati dalle automobili della polizia che aprono la strada e impediscono che il traffico del centro storico la tenga bloccata. “Io e l’insegnante di Educazione fisica siamo andati subito in ospedale – continua Capodicasa – Naturalmente non ci hanno fatti entrare, ma siamo sempre stati in contatto con i genitori”.
Da una telefonata con il padre, questa mattina, la preside ha scoperto delle gravissime condizioni in cui versa la 12enne. Era stata data per “stabile”, giovedì: il cuore, in effetti, batte. Ma l’attività cerebrale non è mai ripresa. “Mi ha detto che l’abbiamo persa“, continua. Il decesso non è ancora stato dichiarato. La procedura prevede che per sei ore il corpo, sottoposto ad alcuni controlli, non dia alcuna risposta. Bisogna attendere ancora almeno il pomeriggio. “A scuola abbiamo la psicologa, stiamo già ragionando con lei su come affrontare tutto questo con i ragazzi – conclude la preside – Staremo accanto a ognuno di loro, per aiutarli ad affrontare il trauma. E staremo accanto alla famiglia, nel modo migliore che potremo. Perché certo non possiamo lasciarli soli“.