Catanzaro a Marino: | "L'assessore non è imparziale" - Live Sicilia

Catanzaro a Marino: | “L’assessore non è imparziale”

L'imprenditore Giuseppe Catanzaro

Dopo le ultime, durissime, accuse dell'assessore all'Energia l'imprenditore agrigentino, numero due di Confindustria, replica al magistrato.

PALERMO – Che lo scontro fosse all’arma bianca era chiaro a tutti. La controreplica di Giuseppe Catanzaro a Nicolò Marino, però, non è solo l’autodifesa del numero due di Confindustria dopo gli strali lanciati dall’assessore all’Energia. Stavolta è Catanzaro, oltre a preoccuparsi della propria immagine, ad entrare nel merito della faccenda rifiuti per criticare l’operato “politico” dell’ex pubblico ministero.

“In merito alla nota diffusa ieri dall’assessore regionale all’Energia, Nicolò Marino, non ho intenzione di cadere in sterili polemiche e pertanto citerò solo i fatti e per l’ultima volta. Per il resto – scrive Catanzaro – come ho sempre fatto, affermerò la verità presso la sede competente. Le iniziative giudiziarie che il dottor Marino ha citato nel suo dossier non riguardano in alcun modo la mia persona né l’azienda di cui sono socio. E, per comprenderlo, è sufficiente prendere atto dei seguenti aspetti”.

Ed eccoli i fatti nella versione di Catanzaro. Marino nella nota di ieri faceva riferimento alla controversa questione dei termovalorizzatori in Sicilia, tirando in ballo la partecipazione della Catanzaro Giuseppe srl all’ “illegittimo accordo tra le imprese partecipanti per la spartizione territoriale del servizio e per la formulazione di offerte dai contenuti certamente pilotati” stigmatizzato da una sentenza del Tar.

Catanzaro tuona: “La sentenza del Tar Palermo cui il dottor Marino fa riferimento non ci vede parte processuale. Non capisco quindi da cosa dovremmo difenderci”.

Nel dossier dell’assessore si faceva un salto indietro fino al 1995 quando “la Catanzaro Costruzioni s.r.l. ebbe ad aggiudicarsi il servizio per la gestione della discarica di Siculiana in associazione temporanea di imprese con la Forni ed Impianti industriali Ing. De Bartolomeis S.p.a. di Milano, questa ultima coinvolta successivamente nell’inchiesta Trash per vicende connesse alla turbativa d’asta in gare per discariche, depuratori ed altri impianti di smaltimento, inchiesta culminata finanche nell’arresto del suo direttore generale, Massimo Tronci, per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, risultato in rapporti di affari con Riina Salvatore, Buscemi Antonio, Lipari Giuseppe, Virga Vincenzo, Nania Filippo, Brusca Giovanni e Siino Angelo”. Il riferimento dovrebbe essere a Romano, e non Massimo, Tronci che in quel processo era stato condannato in primo grado e poi assolto in appello. Assoluzione divenuta definitiva.

Anche in questo caso, Catanzaro taglia corto: “Non riusciamo a comprendere anche sotto il profilo istituzionale, il nesso tra una gara d’appalto risalente al 1992 ( e non al 1995 come scrive erroneamente l’assessore Marino) con la inchiesta Trash del 1999, che nemmeno incidentalmente ha mai coinvolto la nostra azienda”.

Nella note di ieri, Marino, alla notizia della querela contro di lui presentata da Catanzaro, aveva sposta la querelle da un piano puramente personale a quello di uno scontro tra amministrazione e “concessionari di servizio pubblico”. Secondo Marino, infatti, “lo stesso Gruppo Catanzaro ebbe affidato nel 2002, con Ordinanza Prefettizia, quindi in regime di emergenza, la realizzazione dell’ampliamento e la gestione della discarica di Siculiana, ‘senza sottostare per l’assegnazione dei lavori ad alcuna procedura di pubblica evidenza’, come sottolineato dal Giudice per le indagini preliminari di Agrigento”.

Secca la replica di Catanzaro: “In merito alle ordinanze citate dall’assessore Marino a proposito della discarica sita in Siculiana, ricordiamo soprattutto a beneficio di chi informa o consiglia l’assessore, che i provvedimenti di cui si tratta sono stati posti all’esame e al vaglio di decine di giudici competenti per materia e che tutti hanno ritenuto legittimo il nostro operato con reiterate pronunce di legittimità. Per quanto riguarda il nostro contratto (anche questo ora contestato dall’assessore Marino) sottolineiamo che ci limitiamo ad applicare le regole previste dal Codice civile. Le stesse, utilizzate da diversi altri operatori in decine di altre realtà, anche con condizioni contrattuali più gravose, non suscitano però alcuna attenzione da parte dell’assessore competente.

Dopo avere tirato in ballo l’ombra di “chi informa o consiglia l’assessore”, ecco l’affondo di Catanzaro sull’operato “politico” di Marino: “Due gli esempi. In parecchi impianti diversi dal nostro si praticano condizioni che prevedono, ad esempio, ‘in caso di mancato pagamento… entro 3 giorni… l’immediata sospensione dell’autorizzazione al conferimento’; oppure la sospensione del servizio ‘senza alcun preavviso’ in caso di mancato pagamento ‘anche di una sola fattura’… ‘entro e non oltre il 10° giorno”. Non ci pare, però, che l’assessore Marino sia mai intervenuto pubblicamente per qualificare ‘iugulatorie’ tali condizioni contrattuali praticate da altri operatori. Ne deduciamo che una regola è vessatoria non in quanto tale, ma a seconda di chi la propone (il nostro contratto cui Marino fa riferimento prevede pagamenti a 30 giorni, come espressamente previsto dalla legge, v. D.lgs.vo n. 231/02). Questa è imparzialità dell’azione della Pubblica amministrazione?”.

Dopo la critica, arriva anche la presa di distanza di Catanzaro dalle scelte “politiche” dell’assessore: “A questo punto, i contenuti della nota del dottor Marino rischiano di apparire, a maggior ragione dopo la querela, ancor di più inconciliabili con i principi di imparzialità cui deve essere ispirata l’azione della pubblica amministrazione. Prendiamo atto che il vertice dell’Amministrazione si interessa reiteratamente – addirittura con la produzione di dossier – delle pratiche dell’azienda di chi, quale imprenditore che rappresenta altri imprenditori, ha consegnato, ritualmente, proposte e riflessioni al Parlamento della Repubblica Italiana. Proposte e riflessioni che, evidentemente non trovano il consenso di chi invece dovrebbe impegnarsi per la normalizzazione del settore a partire dell’uso di ingenti risorse comunitarie utilizzate, come a tutt’oggi avviene, senza preventivo avviso pubblico necessario per consentire a tutti di concorrere e tentare di usare i detti fondi dell’Unione europea”.


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