La richiesta di Catanzaro: | "Sentenze più severe per i boss" - Live Sicilia

La richiesta di Catanzaro: | “Sentenze più severe per i boss”

Incontro in prefettura, a Palermo, con i rappresentanti dell'antiracket siciliano e il viceministro dell'Interno Filippo Bubbico, nel 23esimo anniversario dell'uccisione di Libero Grassi.

il vicepresidente di confindustria sicilia
di
2 min di lettura

PALERMO – “Al parlamento chiediamo un aumento delle pene per i mafiosi che possono reiterare un delitto a danno del tessuto economico e maggiori azioni di contrasto contro il pizzo sulle forniture in cui è più difficile fornire la prova dell’estorsione”. Lo ha detto Giuseppe Catanzaro, vicepresidente di Confindustria Sicilia, intervenendo all’incontro organizzato in prefettura, a Palermo, con i rappresentanti dell’antiracket siciliano e il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, nel 23esimo anniversario dell’uccisione dell’imprenditore Libero Grassi. L’iniziativa si intitola “Lui era Libero, noi lo saremo” ed è promossa dal movimento antiracket aderente alla Fai, nel quadro delle attività finanziate dal Pon Sicurezza. Catanzaro ha poi rivendicato l’importanza del codice etico di Confindustria “segno della presenza sempre maggiore di anticorpi nella società civile”.

“Oggi abbiamo più paura di un imprenditore mafioso che di un mafioso più o meno armato – ha aggiunto Catanzaro – Chi denuncia subisce denigrazione, specie se l’effetto della denuncia è forte”. Ai familiari dell’imprenditore Libero Grassi, la vedova Pina Maisano e i figli Davide e Alice, seduti in prima fila, Catanzaro ha detto: “Le vittime di mafia spesso trasferiscono civiltà e non rabbia”. Alla conferenza sono presenti, tra gli altri, il prefetto Santi Giuffrè, commissario antiracket, il prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, Leonardo Agueci, procuratore aggiunto di Palermo, Tano Grasso, presidente onorario della Fai, Pippo Scandurra, presidente Fai, Enrico Colajanni, presidente Liberofuturo, Daniele Marannano, presidente Addiopizzo, insieme ai sei presidenti delle nuove associazioni antiracket siciliane di Castelvetrano, Niscemi, Ragusa, Terme Vigliatore, Troina e Vittoria. “Abbiamo convinto gli imprenditori a ribellarsi al pizzo e a fidarsi delle forze dell’ordine e dei magistrati, ma come fare con le istituzioni, da cui provengono esempi spaventosi, se ancora nella nostra regione abbiamo avuto due presidenti condannati per reati gravissimi?”, ha poi detto Colajanni. “A 23 anni dall’assassinio di Libero Grassi, e a fronte di un fenomeno estorsivo ridimensionato, sono ancora tanti gli imprenditori che aspettano di essere convocati dagli organi inquirenti per denunciare; in questo scenario la denuncia di commercianti e imprenditori è ancora avanguardia”, ha aggiunto Daniele Marannano.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI