Per Vittorio Sgarbi il sostantivo “provocazione” sarebbe perfino ingeneroso. La “provocazione”, infatti, è l’alchimia degli spiriti di ordinaria lega che strappano brandelli colorati dall’ordito di un tessuto qualunque e li mostrano al pubblico come perline ai selvaggi. No, Sgarbi è Sgarbi. E’ a suo modo “pirandelliano” (e nel pronunciare il termine pentiti ci genuflettiamo per l’abuso continuato e violento del suddetto). La filigrana del suo ragionamento riappare e scompare sull’onda di un discorso aguzzo. Annoti tutto sul taccuino, con la solerzia che si deve alla caratura del personaggio. Ma alla fine ti resta l’impagabile sensazione di essere stato preso per le terga. Cioè, per i fondelli. Cioè…
Sindaco Sgarbi, Alessandro Cecchi Paone sarà vice sindaco di Salemi?
“Non credo, al massimo assessore ai diritti civili”.
Non scherzi, le agenzie riportano la notizia della sua offerta.
“E’ che lui forse non ha i requisiti minimi per l’incarico”.
Cioè?
“Se mi desse almeno la disponibilità di tre giorni a tempo pieno a Salemi. Lei crede che lo farà?”.
Non lo so.
“Ecco, io lo vedrei bene come assessore ai diritti civili. Argomento che gli sta molto a cuore. E che si affronta con un convegno una volta tanto”.
Insomma, lei, Sgarbi, scherzava. Le pare bello?
“No, veramente la mia era una battuta e lui ha aderito prontamente”.
Lo aspettate a braccia aperte.
“Certo, abbiamo già l’assessore al nulla. Perché non possiamo avere Cecchi Paone ai diritti civili?”.
Vicesindaco proprio no?
“Negozieremo”.
Su, lo ammetta che sta scherzando.
“Non è uno scherzo, è…”.
Una battuta, capisco. Arrivederci sindaco.
“Ciao caro”.