Cefop, 350 licenziamenti | E monta la protesta - Live Sicilia

Cefop, 350 licenziamenti | E monta la protesta

Serafino Geraci

Bubbone Formazione, dopo le vicende e le denunce degli ultimi tempi, che hanno portato alla rotazione dei dipendenti del dipartimento. Sulla graticola il Cefop, dopo licenziamenti e nuove selezioni.

PALERMO- Sono trecentocinquanta i lavoratori del Cefop licenziati il trentuno dicembre scorso. Il due gennaio, inoltre, i dipendenti sono stati informati di un processo di selezione interno. I dipendenti interessati dal provvedimento, questa mattina, si sono recati in segno di protesta presso l’assessorato regionale del Lavoro.

Il settore della Formazione professionale in Sicilia appare sempre più ingarbugliato. Dopo il terremoto che ha sconvolto il dipartimento regionale della Formazione e la protesta che ne è derivata, adesso, tocca ai trecentocinquanta lavoratori del Cefop licenziati con una missiva il 31 dicembre scorso, far sentire la propria voce. Dopo soli due giorni dall’invio della lettera di licenziamento, inoltre, i dipendenti regionali sono stati informati con un telegramma urgente del processo di selezione del personale da mantenere in organico. I punteggi – dicono – non sono stati pubblicati e i lavoratori del Cefop licenziati vogliono vederci chiaro. I dipendenti interessati dal provvedimento, questa mattina, si sono recati in segno di protesta presso l’assessorato regionale del Lavoro per chiedere chiarezza e trasparenza sui punteggi e sui criteri utilizzati dai commissari per la selezione dei profili professionali.

I lavoratori non accettano l’accordo sindacale alla base della procedura di mobilità e chiedono senza mezzi termini il rispetto della legislazione vigente sul settore.“Voglio capire com’è possibile partecipare ad una selezione dopo essere stato già licenziato. Tra l’altro le modalità con cui la selezione è stata attuata mi lasciano alquanto perplesso – ha affermato Serafino Geraci, uno dei dipendenti del Cefop interessati dal provvedimento – Colloqui di tre minuti ciascuno, domande non attinenti al lavoro amministrativo da svolgere all’interno dell’ente”.

L’accordo sindacale prevedeva la concorrenza delle tre categorie di criteri previste dalla legge: carichi di famiglia, anzianità di servizio ed esigenze tecnico-produttive ed organizzative. A detta dei dipendenti regionali, però, nessuna delle tre categorie è stata tenuta in considerazione. “Ci sono colleghi con ventisei o ventinove anni di servizio che hanno costruito l’ente con il loro lavoro e con carichi familiari sulle spalle che sono stati licenziati, mentre ci sono soggetti entrati da appena sei anni con nessun carico familiare che non sono stati toccati minimamente dal provvedimento amministrativo – ha continuato Serafino Geraci –. Una delle cose che ci ha lasciati maggiormente perplessi, inoltre, è stato affidare degli incarichi da ‘fiduciari’ a dei soggetti che non hanno passato alcuna selezione”.

Non sono della stessa opinione i sindacati secondo cui i tre criteri posti a capo dell’accordo sulla procedura di mobilità e previsti dalla legge sono stati rispettati. “Il programma che è stato approvato dal ministero dello Sviluppo economico ha previsto su mille unità lavorative solamente seicentoventi posti a disposizione e queste unità sono quelle il cui costo lavoro è compatibile col finanziamento assegnato”, ha affermato il rappresentante del sindacato.

 


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