PALERMO – Un sit- in dei lavoratori dei laboratori di analisi è in corso davanti l’assessorato regionale alla Salute. E’ un’iniziativa della Filcams Cgil, che chiede “garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali” alla luce della richiesta ai laboratori di analisi, contenuta nella Finanziaria, di restituzione di 140 milioni di euro e del rischio di ripercussioni sull’occupazione.
Serrata dei laboratori d’analisi siciliani e degli studi di radiologia, da oggi a tempo indeterminato. Sale d’attesa vuote, rabbia e animi in fiamme, questa mattina, tra i cittadini che, arrivando agli sportelli dei laboratori clinici, si sono visti rifiutare le prestazioni in convenzione pubblica: nessun esame del sangue, nessuna analisi delle urine e nessun controllo ai raggi x è stato effettuato all’interno dei centri. C’è chi, addirittura, ha trovato i cancelli delle strutture chiusi come nel caso del laboratorio Locorotondo di via Carducci.
Immediata la protesta e la frustrazione tra i fruitori del servizio sanitario nazionale che hanno visto leso un loro diritto fondamentale: “Questo paese va sempre più in rovina. L’assistenza sanitaria è un diritto della gente – lamenta un cliente dinanzi all’affissione dello sciopero – la politica guarda solo ai propri interessi lasciando i cittadini nel totale abbandono”.
“Questa struttura aderisce alla protesta regionale indetta dai sindacati di categoria e resta chiusa dal 24 aprile a tempo indeterminato. Siamo spiacenti del disagio che provochiamo, dovuto ad una dissennata politica regionale che vuole cancellare le strutture convenzionate del territorio”, è questa la nota che si legge sulle porte chiuse e sui siti ufficiali dei laboratori siciliani. A dare il via alla protesta il taglio di circa centoquaranta milioni in tre anni inserito nella finanziaria regionale in discussione all’Ars. che graverà su oltre seicento strutture convenzionate con la Regione che erogano le prestazioni sanitarie.
“Pur comprendendo l’incombenza che creiamo ai cittadini e la complessità della problematica riteniamo che non si possa più andare avanti in questo modo – dichiara Barbara Cittadini, responsabile dell’Aiop – Bisogna creare una situazione di sicurezza che permetta ai dipendenti che operano in un ambito così delicato qual’è la sanità di svolgere le proprie mansioni in un regime di serenità ed equilibrio”.
Se l’Ars dovesse approvare i tagli, i laboratori potrebbero decidere di uscire dal sistema di accreditamento con pesanti conseguenze economiche per le tasche dei cittadini. I servizi, infatti, potrebbero lievitare il loro costo e portare ad aumenti fino a cinque volte il prezzo attuale delle prestazioni. “Questo si aggiungerebbe ai tanti sacrifici che le famiglie devono affrontare giornalmente – dichiara un cliente appena uscito dal laboratorio “Di Piazza” – costituirebbe, inoltre, un grave pericolo per la salute delle persone che non possono permettersi un ulteriore aggiunta fiscale”.
Un settore ampio, che conta settemila dipendenti, e che ora sarebbero a rischio. Per molti laboratori, infatti, la messa a regime delle nuove tariffe significherebbe il fallimento delle strutture cliniche oltre che l’impossibilità per le strutture di radiologia di erogare prestazioni di alta specialità con gravissimo danno per la salute dei pazienti: “Chi vi scrive è una professionista madre di famiglia che dal 1980 in maniera coscienziosa porta avanti una struttura in una borgata palermitana – si legge in una missiva inviata alla redazione di Livesicilia – Ho dei dipendenti che vivono di questo lavoro e se dovessi decidere, per la situazione che si prospetta, di licenziarli, preferirei chiudere per sempre”.