Centro Tenuta Grande| L'area resta vincolata - Live Sicilia

Centro Tenuta Grande| L’area resta vincolata

ll Tar di Catania ha respinto il ricorso presentato dalla Sercom spa, la società che nella vasta area umida ai confini tra le province di Catania e di Siracusa, nota come Pantani del Gelsari e di Lentini, intende costruire un centro commerciale. Rimane il vincolo paesaggistico posto dalla Regione, ma si profila una lunga battaglia. Interviene Legambiente. LE FOTO.

L'area dei pantani di lentini e dei gelsari
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CATANIA –Nessun centro commerciale nell’area dei pantani del Gelsari e di Lentini. Lo ha stabilito la seconda sezione del Tar di Catania che lo scorso 19 dicembre, ha respinto (LEGGI QUI) il ricorso presentato dalla Sercom spa (LEGGI QUI), società di Catanzaro che dovrebbe costruire in quell’area una “Grande struttura di vendita“ all’interno del Complesso Tenuta Grande, per annullare il vincolo paesaggistico posto dalla Regione, su spinta della società civile e delle associazioni ambientaliste, con decreto del 23 luglio 2012.

L’ultimo atto del braccio di ferro tra chi vorrebe tutelare l’area e farne una riserva naturale e chi, al  contrario, vorrebbe costruire l’ennesimo centro commerciale su un territorio già abusato e fortemente compromesso, lo hanno dunque vinto i primi, ma la guerra per il futuro di uno degli ultimi esempi di bellezza e varietà naturalistica in Sicilia potrebbe essere ancora lunga. Se il primo round se lo è aggiudicato la Regione, che ha posto sotto tutela l’area umida, infatti, la faccenda sembra ancora lontana dall’essere conclusa. Difficile immaginare che la società di Catanzaro molli la presa e non decida, sostenuta tra l’altro dal Comune di Carlentini che avrebbe già inserito nella propria pianificazione urbanistica il centro commerciale di contrada Tenuta Grande, di appellarsi ancora alla Giustizia.

“La presenza di un insediamento commerciale in quel luogo – insistono i rappresentanti di Legambiente che, immagini alla mano (CLICCA QUI), evidenziano come l’area in cui dovrebbe sorgere la struttura commerciale è posta in piena area umida – è assolutamente incompatibile con l’esistenza stessa dei pantani, che andrebbero prosciugati proprio per realizzare un simile intervento”.

Un’eventualità contro cui ha già preso posizione Confcommercio Sicilia e il suo presidente, Pietro Agen (LEGGI QUI), scendendo a fianco degli ambientalisti nella lotta per la salvaguardia dell’area e contro un nuovo insediamento commerciale. “Condividiamo pienamente l’iniziativa di Legambiente finalizzata alla istituzione della riserva naturale e sosterremo, a loro fianco, questa battaglia”– aveva affermato Agen già prima del pronunciamento del Tar. “Non è ammissibile devastare zone così importanti dal punto di vista naturalistico con colate di cemento in nome tra l’altro di un falso sviluppo economico. Queste aree possono diventare un punto di forza per un turismo diverso, ambientalista, che per fortuna ha molti seguaci”.

Sui Pantani del Gelsari e di Lentini si profila dunque una vera e propria lotta, combattuta fino a oggi a colpi di ricorsi per quello che sarà della vasta area umida tra Catania e Siracusa che, nonostante gli interventi di bonifica avviati negli anni Venti del secolo scorso, si è lentamente riformata insieme al patrimonio di fauna per cui era nota nel passato.

Rimangono infatti da risolvere anche le questioni degli altri soggetti coinvolti, come quelli degli abitanti dei villaggi nella zona del fiume San Leonardo e degli agricoltori, che chiedono che il vincolo non interrompa il lavoro delle idrovore che prosciugano le aree umide. “Nell’arco di oltre 80 anni – scrive Francesco Sorge, presidente del Comitato “Gelsari-SanLeonardo & S.Demetrio-Vaccarizzo” – la zona si è progressivamente urbanizzata ed ha visto nascere numerosi insediamenti agricoli la cui fiorente attività fornisce sostentamento a centinaia di nuclei familiari e solo attraverso il costante funzionamento del sistema di pompaggio delle acque la zona si mantiene salubre, vivibile per chi vi risiede e utilizzabile da chi vi esercita attività agricole o di allevamento”.

Una richiesta in pieno contrasto con l’esistenza degli stessi pantani per Legambiente, secondo cui gli insediamenti di quell’area, così come le abitazioni della zona, sarebbero abusive e, in ogni caso, realizzate in area che nel Piano per l’assetto idrogeologico della Regione, è considerata ad alto rischio, per via della possibile esondazione del San Leonardo. “Come associazione – spiega a LivesiciliaCatania Roberto De Pietro, dell’associazione ambientalista – abbiamo proposto il mantenimento di un livello minimo di azione delle idrovore, che garantisca l’allagamento minimo”.


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