Centrodestra: l'intesa romana e la retromarcia di Miccichè - Live Sicilia

Centrodestra: l’intesa romana e la retromarcia di Miccichè

Le nubi si diradano nel cielo "azzurro". Schifani incassa il pieno sostegno,
IL RETROSCENA
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PALERMO – Le nubi si diradano nel cielo del centrodestra. Galeotto fu il vertice bilaterale tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni in via della Scrofa, quartiere generale di Fratelli d’Italia che segna la fine delle ostilità emerse in occasione delle votazioni per la presidenza delle due Camere. Un fatto che ha degli effetti tangibili anche ad altre latitudini. La riunione di ieri pomeriggio a Palazzo dei Normanni, convocata dal coordinatore azzurro Gianfranco Miccichè, non diventa l’occasione per accedere una miccia destinata a fare implodere la maggioranza di Renato Schifani come da previsioni della vigilia. Anzi, il copione andato in scena è esattamente di segno opposto.

Il colloquio tra Schifani e Miccichè

Per capire perché bisogna però avvolgere il nastro. La mattinata si apre con un’intervista di Miccichè su la Stampa dai toni tutt’altro che concilianti nei confronti di Meloni e company. Nel frattempo a Roma le colombe azzurre sono già al lavoro come dimostra l’intesa raggiunta nel pomeriggio dal Cavaliere e da Giorgia Meloni. E non solo. In mattinata il presidente della Regione, Renato Schifani e l’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè intrattengono una lunga conversazione. I toni sono inizialmente freddi e distaccati. Alla fine prevale il buonsenso, complice anche il posizionamento del partito romano. “Da Roma mi hanno detto di non litigare con Schifani”, si lascia scappare Miccichè poco dopo nel corso della riunione da lui convocata all’Ars. L’ascia di guerra viene sotterrata.

La brusca retromarcia

Del resto, nel primo pomeriggio i toni del coordinatore azzurro, intervistato da La 7, erano già molto più sfumati: una retromarcia sintomatica di una posizione di assoluta solitudine. L’incontro palermitano risente inevitabilmente delle dinamiche romane e la riunione si svolge in un clima “disteso”. Tanto che alla fine il gruppo dà pieno andato a Schifani per condurre le trattative finalizzate a comporre la squadra di Governo. “E’ finita a tarallucci e vino”, è il commento spigoloso di uno dei presenti a taccuini rigorosamente chiusi.

Sulla Sanità nessun passo indietro

Miccichè per il momento non accende nessuna miccia (cioè il proposito di avallare per sé la presidenza dell’Ars anche perché, numeri alla mano, non sarebbe più socio di maggioranza all’interno del gruppo parlamentare azzurro), ma riferiscono, i bene informati, su un punto non intende sconti agli alleati meloniani: l’assessorato alla sanità. Un discorso però ancora prematuro. Ieri di assessori non si è fatto cenno e Schifani ha ribadito che dalla settimana prossima comincerà a scegliere i criteri per la designazione degli assessori. L’idea rimane quella di formare una squadra di assessori-deputati con la possibilità di fare qualche eccezione. Riuscirà a trovare la quadra? Domani è un altro giorno, per il momento il presidente si gode il risultato: tiene unito il gruppo azzurro e, di rimando, l’intera maggioranza di governo. 


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