Centrodestra nel caos: tra mosse del cavallo e veti incrociati - Live Sicilia

Centrodestra nel caos: tra mosse del cavallo e veti incrociati

La partita tattica somiglia ormai a un campo di battaglia senza esclusione di colpi.

PALERMO – Centrodestra: tutto da rifare. La partita tattica somiglia ormai a un campo di battaglia senza esclusione di colpi. L’ultimo capitolo della saga delle guerre stellari del centrodestra siciliano è ricco di suspence e colpi di scena e il risultato dopo una giornata vissuta al cardiopalma è solo uno: un buco nell’acqua. La mossa del cavallo del colonnello meloniano Ignazio La Russa spiazza gli alleati e spacca gli azzurri. La scelta di Giorgia Meloni e di FdI ricade sul senatore Renato Schifani e si lega a quello che autorevoli fonti di Forza Italia ribattezzano “il golpe di Antonio Tajani” che tenendo fuori Licia Ronzulli e Gianfranco Miccichè presenta la lista dei papabili (sembrerebbe composta dal nome del senatore, da quelli del coordinatore regionale e della manager Barbara Cittadini) al colonnello meloniano.

La Russa cogliendo la palla al balzo tenta di spaccare il fronte opposto (come a taccuini chiusi confermano persone che gravitano nei circuiti della fiamma). L’ex presidente del Senato, nome che nei fatti avrebbe tutte le carte in regola per fare sintesi ma non troppo gradito a Miccichè nonostante il recente riavvicinamento, inizia a collezionare endorsement pubblici (e privati) dai vari partiti della coalizione: da Noi con l’Italia alla nuova Dc di Cuffaro passando per gli autonomisti e a singoli esponenti dell’Udc. Il senatore Schifani si limita a una dichiarazione prudente dichiarandosi lieto “della scelta di Silvio Berlusconi” e dell’apprezzamento ricevuto dagli alleati. 

Passano le ore però e il silenzio di Lega e Forza Italia diventa assordante. Dietro le quinte si moltiplicano i malumori e le invettive nei confronti del “tiro mancino” di La Russa e company (“non vogliono che si scelga in casa loro e scelgono in casa nostra”, rumoreggia piaccato un big del centrodestra). Musumeci resta il convitato di pietra. Il presidente non proferisce parola ma i suoi in fondo sanno che la situazione creata dai meloniani nei fatti corrobora la tesi mai rinnegata: gli alleati avranno difficoltà a trovare un nome che non sia divisivo. 

In più il tempo scorre inesorabile (domenica scade infatti il termine per la presentazione dei simboli). In serata la Lega rompe il silenzio facendo sapere che attende l’indicazione ufficiale e definitiva di Forza Italia. A stretto giro arriva il coup de théâtre di Gianfranco Miccichè che non ha alcuna intenzione di farsi metter con le spalle al muro e accende la miccia di una bomba destinata a scompaginare il quadro. “Il centrodestra unito è un valore assoluto, imprescindibile. Forza Italia è baricentro del centrodestra e si candida a guidare la Regione Siciliana. Fermo restando l’autorevolezza e la statura politica sia del presidente Renato Schifani sia dell’onorevole Stefania Prestigiacomo, tutta Forza Italia Sicilia si stringe attorno al proprio commissario regionale Gianfranco Miccichè ritenendolo oggi l’unico soggetto in grado di poter rappresentare tutte le componenti del Partito siciliano e in grado di portare al successo tutta la coalizione di centrodestra”, affermano in una nota congiunta i parlamentari regionali, gli assessori regionali e tutti i commissari provinciali di Forza Italia in Sicilia. Insomma, gli azzurri fanno quadrato tanto che a firmare la nota ci sono pure gli esponenti del fronte lealista e gli assessori filomusumeciani come Marco Falcone (ma non Gaetano Armao riferiscono fonti azzurre perché ormai prossimo al matrimonio politico con Carlo Calenda).

 Complici le imminenti elezioni politiche, il partito si compatta su un nome difficilmente digeribile per gli alleati. Ma i colpi di scena non finiscono qui. A stretto giro le agenzie battono una notizia destinata a rimescolare le carte: Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars propone alla coalizione il nome di Barbara Cittadini, presidente nazionale dell’Aiop per la candidatura. Riavvolgendo il nastro dunque la nota congiunta andrebbe letta inforcando le lenti della tattica: un segnale per dimostrare che il partito è coeso (oggi dovrebbe riunirsi lo stato maggiore azzurro). Adesso c’è un nuovo nome (da bruciare?) sul tavolo delle trattative di una coalizione fiaccata dalle lotte intestine che non può spaccarsi alla vigilia dell’appuntamento con le politiche ma resta impantanata tra un braccio di ferro e l’altro. Un nome che però potrebbe fare gola ai renziani siciliani che secondo i rumors potrebbero schierarsi con il centrodestra (Palermo docet) convergendo su un candidato azzurro di loro gradimento.

A stretto giro però La Russa chiude la porta alla proposta. “Il nome di Barbara Cittadini non è per noi una novità, era già nella terna dei nomi proposti, dove c’era anche quello di Schifani. La Meloni ha scelto quest’ultimo, perché anche se la Cittadini è una persona di grande rilievo si trova in una posizione di incompatibilità, di conflitto di interessi, visto che essendo presidente nazionale dell’Aiop si occupa di sanità privata”, dice il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa. “Non riusciamo a capire più cosa vuole Miccichè. Abbiamo detto che il nostro candidato è Musumeci, hanno detto di no, ci hanno proposto una rosa di tre nomi, ne abbiamo scelto uno e non gli va bene. La Meloni ha preferito Schifani per l’autorevolezza e perchè è una sicurezza per la Sicilia”, continua. Un braccio di ferro. In attesa del gran finale non resta che preparare i pop corn (alla maniera di Matteo Renzi). 


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