Centrodestra, tatticismi e colpi di scena: le partite incrociate - Live Sicilia

Centrodestra, tatticismi e colpi di scena: le partite incrociate

A tenere banco è sempre il tema del bis di Nello Musumeci.
VERSO IL VOTO
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PALERMO – “La tattica senza strategia è il rumore che precede la sconfitta”. Nel centrodestra siculo-palermitano la lezione del grande Timoniere rimane inascoltata e permangono diversi fronti di guerra anche all’interno dei vari partiti a tutte le latitudini. 

Il capovolgimento di fronte

L’ultima mossa a sorpresa la fa Fratelli d’Italia che batte sul tempo gli avversari (che nei giorni scorsi avevano messo in campo una moral suasion nei confronti di Cascio per indurlo ad abbandonare il campo) ritirando Carolina Varchi e convergendo su Roberto Lagalla (in attesa, si sussurra, di un sostegno di Cuffaro nei panni del kingmaker). Una manovra portata avanti dal segretario regionale per la Sicilia Occidentale, Gianpiero Cannella (non a caso un missino atipico cresciuto alla corte di Pinuccio Tatarella). Il subcomandante Cannella ha condotto l’operazione in stretto collegamento con i vertici nazionali. Fonti meloniane, tuttavia, raccontano che la base è in subbuglio e che i mal di pancia non sono pochi (in primis, per la presenza dei renziani nella coalizione).

La centralità del Musumeci bis

Ma a tenere banco è sempre il tema del bis di Nello Musumeci, ormai cavallo di battaglia di Giorgia Meloni: discrimine ritenuto divisivo, come detto in varie occasioni (fino a ieri), dal coordinatore di Forza Italia Gianfranco Miccichè e dal leader nazionale della Lega Matteo Salvini (che pure continuano a invocare l’unità del centrodestra). La mossa dei meloniani quanto agevola il percorso verso il bis del Presidente? Secondo molti osservatori la strada verso la riconferma si fa più stretta. Ad oggi, fotografando il quadro, si assiste a un sostanziale pareggio tra filomusumeciani e malpancisti. Tutti possono rivendicare di avere tentato una strada unitaria attribuendo le responsabilità della rottura agli avversari. I malpancisti portano a casa il risultato delle trattative separate tra regione e amministrative e il fronte meloniano rivendica di avere tenuto la posizione.

Una questione nazionale

Sullo sfondo aleggia una partita molto più grande: la leadership del centrodestra. Fermo restando che, le accelerazioni che sembrano intravedersi in quel di Roma sulla possibilità di cambiare la legge elettorale in senso proporzionale potrebbero capovolgere il quadro. Non è un mistero che sottotraccia varie contropartite riguardano i posti a Palazzo Madama e Palazzo Montecitorio (e gli scranni notevolmente ridotti dopo lo tsunami referendario). Alle elezioni regionali, tuttavia, la legge elettorale con tanto di turno unico premia le coalizioni. E qui arriva il convitato di pietra ma su un altro palcoscenico: il ballottaggio alle amministrative. Che da un lato rischia di diventare uno spareggio tra ex alleati e di determinare anche (più o meno involontariamente) il match delle regionali.

Ipotesi e contromosse

Come? Una sconfitta del fronte azzurro-leghista (al netto dei calcoli di Miccichè che ha dichiarato che le liste che accompagnano Francesco Cascio arrivano al 27/30%, le liste che accompagnano Lagalla arrivano al 22/25%) potrebbe dare il via libera al tanto osteggiato bis di Musumeci e aprire in casa dei berluscones una resa dei conti interna tra Miccichè e i ribelli-ortodossi di non poco conto.  Scenario che qualcuno in cuor suo confida. Ma la speranza è l’ultima a morire e c’è chi fa notare che l’ex Rettore è sempre stato il candidato prediletto dal duo Miccichè-Sammartino, la premiata ditta specializzata in colpi di scena. Fantapolitica? Mai dire mai. Soprattutto in Sicilia. The show must go on. 


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