PALERMO – L’alleanza larga di centrosinistra, anche se un po’ meno larga, non è ancora del tutto evaporata come scenario per le Regionali. Ma resta appesa all’ipotesi, che per il momento non c’è, di una candidatura di Piero Grasso. La tensione tra pezzi del Pd siciliano e i potenziali alleati pero c’è tutta, tanto che il segretario organizzativo dei dem lascia la riunione ancora in corso. Viene fuori questo dal vertice di centrosinistra convocato oggi a Villa Niscemi da Leoluca Orlando, novello deus ex machina dell’area politica.
Non hanno accettato l’invito del sindaco gli alfaniani. Non c’erano neanche i Centristi di D’Alia ma solo perché impegnati a Catania ad accogliere Pierferdinando Casini. Pe ril resto, nutrite delegazioni dei partiti hanno discusso di Palermo e di Regione, trovando qualche punto di convergenza ma restando abbastanza in sospeso sul fronte del percorso per elezioni di novembre.
Dopo la discussione su Palermo, Orlando ha ribadito gli elementi programmatici indispensabili, cioè la discontinuità dall’esperienza di Crocetta, i servizi essenziali saldamente in mano pubblica, il no al ruolo politico di Confindustria. “Diamo per assunto quello che ha detto il capogruppo del Pd Rosato a Palermo e cioè che è finita l’esperienza Crocetta”, ha detto il sindaco.
Il Pd era rappresentato da Carmelo Miceli, Antonio Rubino, Teresa Piccione, Rosalia Stadarelli. I dem hanno assistito al dibattito in cui si demoliva il governo che ancora oggi i dem sostengono con loro assessori. Solo Rubino, quando gli alleati di sinistra chiedevano l’uscita dalla giunta dei dem, ha spiegato che “non sarebbe serio abbandonare la nave a sei mesi dalla scadenza”, dopo aver detto che non era il caso di parlare di Regione visto che il segretario regionale del partito non era stato invitato. A quel punto, Rubino ha lasciato anzi tempo l’assise.
Severo il giudizio sul governo Crocetta espresso da un Totò Cardinale che con Edi Tamajo era lì a rappresentare Sicilia Futura. Presenti anche Totò Lentini, i rappresentanti di Sicilia Comune Luigi Carollo, Stella Amato, Sergio Lima, Vincenzo Fumetta e Giusto Catania. Per i socialisti Carlo Vizzini e Nino Oddo, per Idv Ignazio Messina, per Mdp Mariella Maggio. Anche quest’ultima ha chiesto “discontinuità”. Sinistra Comune parla di “rottura” con Crocetta: “E’ troppo facile venire a spiegare che il governo fa acqua da tutte le parti e dimenticarsi che gli assessori sono messi lì dai partiti”, ha detto Lima. Meno critici e in apparenza più in sintonia, stando al racconto degli alleati, gli altri rappresentanti dem.
Insomma, il collante ancora non c’è e l’unico considerato possibile è una candidatura Grasso, che per il momento non è sul tavolo. Il massimo concesso dalla sinistra è l’apertura a “un profilo come quello di Grasso”. Facile a dirsi. Ma senza quel tipo di candidato e senza discontinuità da Crocetta, difficilmente la coalizione vedrà la luce. Orlando, accompagnato da Fabio Giambrone, ha ribadito l’idea di una lista dei territori aperta alle esperienze civiche. Questo l’elemento del “modello Palermo” da esportare. Non invece l’assenza di simboli di partito, che alle Regionali ci saranno eccome.
Rino La Placa, ex democristiano d’osservanza mattarelliana, ha avuto il compito di riassumere gli elementi programmatici emersi nel dibattito in documento. Ci si aggiornerà con un tavolo ristretto presieduto dallo stesso La Placa per scrivere il programma. Cardinale mostra ottimismo: “E’ andata bene. Ora si lavora sul programma, poi parleremo del candidato”. Sperando di convincere Grasso.
Più agevole invece il percorso della discussione su Palermo, a cui è stata dedicata la prima parte del vertice. Si è convenuto che gli alleati si riuniranno stabilmente per affrontare i temi della governance della città.