"Che paura, l'acqua arrivava qui..." | La notte in cui Mondello annegò - Live Sicilia

“Che paura, l’acqua arrivava qui…” | La notte in cui Mondello annegò

Franco Lo Bianco nella foto di Mario Cucina

Una notte di pioggia che nessuno dimenticherà. Il reportage dalla 'trincea'. FOTO di Mario Cucina.

PALERMO – A Mondello, stamattina, c’è il sole. La grande notte del temporale sbiadisce sotto la luce come un vampiro alle prese con l’aglio. Ci sono ancora pozzanghere da asciugare. Frotte di vacanzieri tornano alla spiaggia, abbandonata per via della burrasca di giovedì scorso. Ma chi vive qui, chi era per strada, chi c’era mentre il cielo veniva giù e le vie diventavano una palude, non ha dimenticato e non dimenticherà. E agli ignari che alzano le spalle e commentano: “Vabbè, solo un po’ di pioggia…” bisognerebbe mostrare certi video e certe foto dei telefonini di chi, da Valdesi a Partanna, ha vissuto ore di panico. In un filmato si vede in un frigorifero che galleggia (clicca qui per il video). Comico, no? Eppure nessuno ha voglia di ridere.

Pippo Lo Monaco, titolare del ‘Galatea’, bar molto frequentato per le sue delizie e per la gentilezza del suo personale, è stato un piccolo eroe di quella notte anche se, da uomo schivo, preferisce glissare. Qualcuno ha raccontato che lui e i suoi ragazzi hanno prestato aiuto, come potevano, alla gente bloccata che non riusciva più a muoversi. “Ho fatto solo quello che andava fatto – si schermisce il generoso Pippo – ce la siamo vista brutta, lo confesso. C’era una mamma al ‘Palace’ con la figlia…”. Biagio Marino, dell’edicola nei paraggi, scuote la testa: “E’ caduta tanta acqua, è vero. Ma ogni volta che piove siamo in tremenda difficoltà”.

Procedendo verso Partanna, lo sfascio appare in tutta la sua evidenza. Compagno di viaggio, per le immagini, per la disponibilità, è Mario Cucina, mondellano doc, artista della fotografia, uno che alla borgata ci tiene, essendo radicato qui il suo cuore. Infatti, tutti lo conoscono e gli vogliono bene.

Partanna Mondello ha pagato un tributo pesantissimo all’acquazzone, come sempre. Case invase, mobili rovinati, prese elettriche bagnate. Nella zona di via Esperia e nei dintorni, un fiume di detriti ha minacciato persone e abitazioni. Oggi c’è il sole, tuttavia, si rintracciano i segni della desolazione, di una rabbia giustificata e di un autentico rischio. “Abbiamo assistito a scene tremende – dice Franco Lo Bianco e con la mano segna la sommità di un muretto – ecco, l’acqua arrivava fino a quassù”. Da un telefonino spunta un video surreale. Le stanze allagate, i corridoi impraticabili, i sanitari intasati e un frigorifero che galleggia come un battello serenamente alla deriva.

Gabriel Pedone racconta il terrore: “Mia moglie è incinta, non sapevamo che fare. Il mio cane ha rischiato di morire annegato”. E mostra ciò che rimane: dove c’era l’appartamento di due ragazzi innamorati, dove c’erano letti, cassetti, soprammobili, ora c’è un immenso acquitrino. Via Esperia, via Eolo, piazza della Serenità (per modo di dire), sono le trincee di una guerra che gli uomini combattono, se il cielo viene giù. Ci vuole coraggio e un po’ di fortuna. “Che ci sia pericolo mi pare evidente – dice Vincenzo Mansueto -. Finora abbiamo subito gravissimi disagi. Poteva andare peggio. Qualcuno interverrà?”.

Mario scatta, scambia qualche chiacchiera, intanto si annotano il pallore dei volti, le labbra serrate dei residenti, un po’ come è accaduto ai malcapitati automobilisti intrappolati in viale dell’Olimpo in quella serata di tregenda: anche loro erano pallidissimi, con le mani strette intorno al timone (pardon, il volante), mentre cercavano una via d’uscita. Una signora fa capolino da una casetta al piano terra: “Dentro è tutto sottosopra, ci vorranno giorni di lavoro. Ho avuto paura di morire”. Maria Greco, un’altra cortese signora, conferma che è stata una sequenza dell’orrore e che non è mai l’ultima: “Vengono le crisi di panico. Non puoi entrare, né uscire. E se qualcuno si sentisse male?”.

Le povere anime che abitano qui le hanno tentate tutte per difendersi. C’è chi ha sistemato degli scalini come dissuasore, c’è chi ha innalzato delle paratie di metallo davanti a porte e persiane, non c’è ancora chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra, ma poco ci manca. Fine del viaggio con Mario in questa porzione di città derelitta che pure sarebbe Palermo. Il bollettino autorizza un cauto ottimismo. A Mondello, stamattina, c’è il sole.


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