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Chi assume in Sicilia

L'assessorato alla Formazione

Le cifre per capire meglio come va l'occupazione in Sicilia. E per conoscere le occasioni di lavoro.

PALERMO- Operatori dei servizi di cura socio assistenziali ed amministrativi del settore turistico, ma anche figure di tipo gestionale e commerciale del settore agricolo e tecnici ed operai specializzati nel settore delle energie rinnovabili. Sono queste le figure professionali più richieste in Sicilia secondo il “Progetto F.A.R.O.”, promosso dall’Assessorato regionale alla Formazione professionale grazie ai fondi Po Fesr, per la creazione e sperimentazione di un Osservatorio regionale sulla formazione.

Dal rapporto finale del progetto, la cui ricerca è durata dodici mesi ed ha coinvolto 800 aziende siciliane appartenenti ad otto distinti settori produttivi dell’Isola, emerge che le richieste maggiori per assumere personale nuovo riguardano le imprese per l’erogazione dei servizi di cura socio assistenziali, che necessitano di operatori sanitari e socio-sanitari (fisioterapisti, infermieri, medici). Il settore che necessiterebbe maggiormente di nuovo personale è quello turistico, cui servirebbe personale di sala e cucina (pasticceri e gelatai inclusi) e, sul versante accoglienza, addetti al front office.

Ma quest’ultimo si scontra purtroppo, invece, con il dato maggiore di tagli al personale: il 46 per cento degli operatori del settore ha infatti perso il lavoro negli ultimi dodici mesi. Scarsissime anche le imprese del turismo che dichiarano un effettivo incremento di organico, a ulteriore testimonianza della difficoltà di un settore strategico per la Sicilia.

Il rapporto evidenzia inoltre come quasi il 60 per cento delle imprese non ha modificato il proprio organico, rispetto allo scorso anno, e chi lo ha fatto ne ha diminuito l’entità piuttosto che aumentarla. Nonostante questo, però, un tre per cento delle imprese hanno deciso di andare controcorrente, in questo periodo di crisi, e di assumere personale nuovo. Tra queste, si segnalano le imprese dei servizi di cura socio assistenziali (+2% rispetto al 2012), del lapideo (+1%), e quelle impegnate nel settore delle energie rinnovabili (+1%).

“Il turismo dovrebbe essere il volano dell’economia siciliana – dichiara Mimma Calabrò, segretario regionale della Fisascat Cisl –, ma non come semplice slogan, bensì inserendolo in un ‘sistema di sistemi’, mettendo cioè mano a tutto ciò che sta intorno, dalla formazione alla creazione di una vera destagionalizzazione, adeguandosi ai modelli che in altre regioni d’Italia funzionano perfettamente. Pensare al turismo come sole e mare soltanto non va bene; bisogna creare un sistema intorno per puntare ad altre tipologie di turismo, da quello religioso a quello culturale passando per l’agroalimentare, coinvolgendo l’Assessorato ai Beni Culturali, la Curia, i teatri, smettendo di puntare da settembre a maggio sul semplice turismo mordi e fuggi da crociera. Diamo un valore turistico anche alle zone interne della Sicilia, che non hanno più mercato; basti pensare ad Agrigento, che ha visto dimezzarsi i visitatori in pochi anni. Siamo pronti, come sindacato, a sederci al tavolo con chi dia seri incentivi al turismo e con chi mantiene l’occupazione”.

Domenico Torrisi, presidente di Federalberghi Sicilia, parla di un sistema al tracollo. “Siamo giunti al punto in cui, a perdere il lavoro, sono i dipendenti a tempo indeterminato e c’è un continuo ricorso alla cassa integrazione. Il settore ha visto decrescere più i fatturati che le presenze, costringendo a tagliare il personale al crescere dei costi. Bisogna puntare ad un miglioramento delle strutture e del percorso di formazione, che andrebbe fatta anche a tutti i siciliani, cui andrebbe insegnata l’accoglienza in tutte le sue forme”. Il presidente di Federalberghi Sicilia, nell’analizzare i dati, conclude con una nota di amarezza: “Il comparto turistico – commenta Torrisi – a chiacchiere interessa a tutti, politici e non, ma nel momento di compiere qualche iniziativa concreta non si muove assolutamente nulla”.


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