In una delle conversazioni intercettate si autodefinisce “capo mafia commerciale” della zona della provincia catanese: è Carmelo Frisenna, recordman di preferenze alle elezioni amministrative del 2007 per il Comune di Paternò ed ex assessore ai servizi sociali, considerato da Lombardo la chiave di volta dell’intera vicenda del termovalorizzatore che sarebbe dovuto sorgere a Paternò, e che il governatore ha inserito nella sua strategia difensiva proclamata a Sala d’Ercole, quale dimostrazione del “complotto politico” ordito ai suoi danni . Progetto, quello del termovalorizzatore di Paternò, al quale, però, Lombardo si oppose anche quando era presidente della provincia di Catania, attirandosi così le critiche del nemico giurato Castiglione, successore del governatore alla guida della provincia etnea, e dello stesso Frisenna, da un anno e mezzo in carcere a Messina, con l’accusa di associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “Padrini” coordinata dalla Dda catanese.
Frisenna, imprenditore nel settore dell’ortofrutta e definito dal pm Agata Santoncito -che ha chiesto per l’esponente del Pdl otto anni di reclusione- “soggetto strutturalmente e organicamente inserito nel clan Santapaola”, non avrebbe, infatti, fatto mistero del suo interesse nei confronti del business della realizzazione dell’impianto di smaltimento da parte di un raggruppamento del quale faceva parte anche l’Altecoen, società che farebbe capo al clan dei Santapola, a capo della mafia nella Sicilia orientale. In un’altra conversazione intercettata dai carabinieri che indagavano su di lui, Frisenna avrebbe riferito le parole del senatore Firrarello- anche lui esplicitamente citato ieri in aula dal presidente della Regione- riguardanti l’arresto e la “morte naturale” di Lombardo. L’arresto del governatore sarebbe dovuto avvenire- stando sempre alle rivelazioni fatte da Firrarello a Frisenna- per una questione relativa ad alcune “assunzioni fatte a Catania alla Multiservice”.
Tra gli altri episodi citati a sua discolpa da Lombardo, anche quello della conversazione- anche questa captata dalle microspie degli investigatori- tra Frisenna e un uomo rimasto ignoto, in cui l’ex assessore di Paternò parla di “una gara d’appalto da venti milioni di euro per la costruzione di un ospedale”. Secondo Frisenna, il capo dei progettisti era “il genero di Raffaele Lombardo”, e per questo motivo il governatore si sarebbe adoperato a sostegno di quel progetto, “favorendo anche atti illeciti”. “Io non ho neppure generi, ho solo figli maschi”, ha detto Lombardo ieri pomeriggio a Palazzo dei Normanni a dimostrazione della “falsità delle accuse infamanti che mi vengono addossate”.