Regionali, chi sono e quanto costano| Radiografia di un 'esercito' - Live Sicilia

Regionali, chi sono e quanto costano| Radiografia di un ‘esercito’

Quasi novecento milioni di euro la spesa sostenuta dalla Regione per i suoi ventimila lavoratori. Ecco come sono distribuiti.

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PALERMO – A libro paga della Regione Siciliana ci sono ventimila dipendenti per un costo che, nel 2013, ha sfiorato i 900 milioni di euro. Nel dettaglio, sempre riferito a due anni fa (l’assessorato alla Funzione pubblica deve ancora rendere noti i dati 2014) si rileva che il personale contrattualizzato, assunto in via definitiva e a tempo determinato, ammontava a 17.531 dipendenti. A questi occorre aggiungere, come si può rilevare dalla relazione annuale della Corte dei conti, le 2.565 unità che l’amministrazione indicava come personale “ad altro titolo utilizzato” (Resais, Forestali, Italkali, ecc.).

Scandagliando i vari dipartimenti del sistema Regione appare evidente come il più affollato sia quello dei Beni culturali, con 2.895 dipendenti, a seguire Lavoro , impiego ed orientamento con 2.815 unità. Numero consistente di dipendenti si registra al dipartimento per gli Interventi strutturali in agricoltura, con 1.393 unità e al dipartimento regionale Tecnico dove se ne contano 953. Nel settore dei trasporti si registra la presenza di ben 750 dipendenti mentre al dipartimento Funzione pubblica e personale ci sono 607 unità.

Per quel che attiene sicurezza e ambiente, il dipartimento alla Protezione civile è composto da 506 unità mentre quello dedicato alle Foreste demaniali appena 485 lavoratori. Per il dipartimento Acqua e rifiuti sono impiegate 482 unità. Nell’assessorato di via Notarbartolo dedicato allo Sport ed allo Spettacolo, invece, il personale impiegato si attesta a 306 unità.

Sorprende il numero relativamente esiguo registrato dal dipartimento al Bilancio, dove Baccei può contare su appena 291 unità. Si attestano invece su un centinaio le presenze negli assessorati alle Attività Produttive (167 unità), alla Famiglia e politiche Sociali (143) e il tanto contestato dipartimento alla Formazione professionale con 136 dipendenti.

Nelle stanze della Programmazione, chiamata anche a gestire i Fondi Europei, ci sono 126 unità. Poche o molte, dipende dai punti di vista, ma una cosa è certa: la Sicilia continua a restituire fondi non spesi a Bruxelles.

Legato al fronte programmazione c’è un altro dipartimento, quello della Pesca. Quì i numeri sono esigui : 44 i dipendenti. Qualche lavoratore in più lo troviamo all’Urbanistica con 81unità, nel dipartimento alle Attività Sanitarie (83) ed alle Autonomie locali (66). In questa mappa non bisogna tralasciare alcuni numeri come le 1.113 unità registrate all’interno del Corpo forestale della Regione. Per poi passare in dettaglio alcuni organismi a stretto contatto con il presidente della Regione Crocetta.

Nella segreteria Generale di Palazzo d’Orleans lavorano 242 dipendenti, nell’ufficio di presidenza 48 unità. Sono 53 le unità impiegate negli uffici alle dirette dipendenze del presidente della Regione e infine 86 quelle che lavorano all’interno dell’ufficio legale e legislativo.

Passando ai raggi X le province siciliane, emerge che il primato sul numeri dei dipendenti spetta a Palermo con 7.647 unità e 962 dirigenti . Seguono Catania con 1996 unità e 190 dirigenti, Agrigento invece è dotata di 1.801 unità e 122 dirigenti. A Messina sono 1.799 i dipendenti di cui 139 sono dirigenti, mentre Trapani registra 1186 unità di cui 90 sono i funzionari di livello più alto. Le province che pesano di meno sulle casse regionali: Siracusa con 873 unità e 78 dirigenti, Caltanissetta con 860 dipendenti di cui 81 occupano cariche dirigenziali ed infine Ragusa con 600 unità complessive e 54 dirigenti.

Un esercito di dipendenti costato, sempre nell’anno 2013 – secondo i dati ufficiali della magistratura contabile – 634milioni 745 mila euro, cui si debbono aggiungere 46 milioni di euro di trattamenti accessori al personale e poco più di 500 mila euro come compensi differenziati. I contributi sociali ammontavano a 206 milioni e 229 mila euro. Altra voce non indefferente quelle di pensioni e trattamenti vari al personale in quiescenza che si differenzia di non molto dal monte stipendi (sono infatti 634 milioni e 420 mila euro).

Una voce questa, sui trattamenti pensionistici, che in futuro dovrebbe registrare una concreta frenata nella crescita, malgrado si parli di una fuoriuscita di personale di circa il 40% nei prossimi anni. Il disegno di legge sulla stabilità prevede infatti l’adeguamento delle pensioni dei regionali al sistema contributivo come nel resto d’Italia, con la possibilità di prepensionamento entro il 2019, per chi ha maturato i requisiti precedenti alla legge Fornero. La cosidetta “quota 96” tra anzianità anagrafica e di servizio se da un lato sarà un’ancora di salvezza per i dipendenti assunti dal 1986, dall’altro vedrà una riduzione su pensioni e liquidazioni pari al 10%.

Intanto, oggi la pensione media di un regionale è di 39 mila euro l’anno, contro i 23 mila di quella degli statali. Un privilegio ed una sperequazione evidenti che vedono sempre più conflittuali i sindacati e il governatore Crocetta.


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