"Chinnici per la sua storia non sarà mai uguale a Schifani" - Live Sicilia

“Chinnici per la sua storia non sarà mai uguale a Schifani”

Il vice segretario nazionale del Pd, Peppe Provenzano, a tutto campo.

PALERMO – “Chinnici per la sua storia non sarà mai uguale a Schifani”. Peppe Provenzano, vice segretario nazionale del PD, non le manda a dire. Dai “fallimenti” del governo Musumeci passando dal nuovo corso dem fino all’amaro addio di Conte e company, Provenzano lancia il suo guanto di sfida in vista del doppio appuntamento elettorale del 25 settembre. 

In Sicilia lavorate alla rimonta di Caterina Chinnici. Operazione impossibile?

Tutt’altro, la partita è aperta. Quasi la metà dei siciliani sono indecisi, non vogliono andare a votare. Noi stiamo concentrando lì la nostra campagna. Ci sono i rassegnati, non solo disoccupati, anche professionisti, che pensano che tanto non cambia nulla, che siamo tutti uguali. E invece questa Sicilia ha bisogno di voltare pagina. Perché no, non siamo tutti uguali. Caterina Chinnici con la sua storia e tutto quello che rappresenta, e con le sue idee, non è e non sarà mai uguale a Renato Schifani. In questi giorni, le nostre chance vanno crescendo. Anche per una ragione. I siciliani hanno saputo che Schifani è imputato nel maxiprocesso Montante. Non entro nel merito, anzi gli auguro di uscirne bene. Ma se invece venisse condannato, decadrebbe da Presidente della Regione, trascinando la Sicilia nel caos. Noi abbiamo bisogno invece di un governo guidato da una donna seria, come Caterina Chinnici, che tiri fuori la Sicilia dalla secche in cui l’ha condotta la destra. 

Che cosa ci lascia in eredità il governo di Nello Musumeci?

Una Regione sull’orlo del fallimento. La Sicilia in questi anni è arretrata, oggi ha i bilanci bloccati, non paga dipendenti e fornitori e lascia i Comuni sul lastrico. Non ha realizzato riforma, un pantano assoluto dai rifiuti, alle acque, ai forestali, alla burocrazia, alle partecipate. Sulla sanità invece una vera e propria vergogna, con il suo fedelissimo assessore Razza che ha dissacrato i nostri morti durante la pandemia, truccando i numeri e infangando l’immagine della Sicilia di fronte al mondo. Ma è rimasto lì, a curare gli interessi particolari. Perché da noi la sanità non è un servizio per i cittadini, ma è al servizio di amici e parenti dei potenti, e delle clientele. Ma Musumeci non deve diventare il capro espiatorio, tutta la destra che si è raccolta intorno a Schifani porta intera il peso di questa eredità. Schifani, uno che se parli di mafia ti risponde che la “spari grossa” e “fai terrorismo”. Roba da anni ’50 del secolo scorso.

Lei ha lanciato di recente un allarme sulla gestione dei fondi del Pnrr Qual è la patita che si sta giocando?

Noi non possiamo permettere che un solo euro finisca nella mani della mafia. Perché questo significa meno lavoro buono per i giovani e le donne. E già la Sicilia rischia di rimanere tagliata fuori dalle grandi opportunità di investimento. Musumeci si è fatto bocciare i progetti sui fondi del PNRR e, malgrado gli sforzi di quando ero Ministro per aiutare la Regione a riprogrammare le risorse, rimane agli ultimi posti nella spesa dei fondi strutturali. Se non hai un piano regionale dei rifiuti coerente con gli obiettivi europei, anche se noi abbiamo vincolato il 40% dei fondi al Sud, quei soldi non arriveranno mai. Per la verità, se fosse stato per Salvini, Meloni e i loro amici in Europa, quei 200 miliardi non li avremmo mai avuti. E ora rischiano di farceli perdere, quando parlano di rinegoziare il Pnrr significa una perdita netta di risorse e uno scippo al Sud. Come quelli che praticava la destra quando Giorgia Meloni era Ministra. Perché lei non è il nuovo, stava al Governo con quel Tremonti che usava i soldi del Sud per pagare le multe sulle quote latte degli allevatori del Nord. Sono sempre loro, ma i siciliani non dimenticano. Ne sono certo.

Perché i termovalorizzatori vanno bene a Roma ma non a Palermo?

Perché manca totalmente un piano regionale dei rifiuti, quei due termovalorizzatori sono  l’ennesimo annuncio di Musumeci, fatto contro i territori. E pure questo è finito nel nulla, non c’è traccia dei bandi. Peraltro, i volumi che voleva conferire andavano oltre gli standard europei, contro ogni prospettiva di economia circolare, che per la Sicilia può essere la vera ricchezza. Ma servono gli impianti, che la Regione non ha fatto. Lasciando intatto il sistema delle discariche, che pure è andato in sofferenza. E i costi di tutto questo si scaricano sui cittadini. Che hanno un servizio peggiore e pagano di più. 

Provenzano, che margini ci sono, a partire dal 26 settembre, per ricucire il rapporto con il M5S dopo lo strappo dolorosissimo avvenuto in Sicilia?

Io ho lavorato affinché in Sicilia mantenessimo l’alleanza malgrado la rottura nazionale. Anche per rispetto dell’autonomia del territorio, e soprattutto di quei 40 mila siciliani che si sono registrati alle primarie vinte da Caterina Chinnici. Conte, all’ultimo momento utile, e senza alcuna ragione, ha voltato le spalle a loro, a tutti quelli che volevano, anche nel M5S, un’alternativa alla destra. Ma come si fa a mollare Caterina Chinnici e fare un favore a Schifani? Ormai è andata, però. Noi siamo concentrati sul presente, sulla scelta del 25 settembre. Perché vogliamo vincere. Non ci arrendiamo a consegnare l’Isola a una destra che le renderebbe ancora più povera e isolata. 

Reddito di cittadinanza. Misura da abolire, mantenere o migliorare?

Io l’ho difeso fin dall’inizio, dicendo però subito che andava corretto. L’attacco della destra e di Renzi che lo vogliono cancellare dimostra che loro non sono contro la povertà, ma contro i poveri. Però sbaglia anche il M5S che vuole lasciarlo così com’è. Noi diciamo invece di migliorarlo. Anzitutto, riequilibrando il sussidio verso le famiglie più numerose. Coinvolgendo poi i Comuni, le associazioni, il terzo settore, quelli che conoscono la marginalità sociale per davvero, molto meglio di un burocrate dell’INPS. E infine rendendo cumulabile il sussidio con il lavoro, integrando il reddito come avviene in Germania. Così chi fa un lavoro stagionale non rischia di perderlo o di dover rinunciare al lavoro o peggio di accettarlo solo in nero. Ma si garantisce un’esistenza dignitosa per sé e la sua famiglia.

Provenzano, il Pd è spesso tacciato di dire o fare poche cose di “sinistra”. Lei che ha sempre rappresentato la gauche del partito ci può dire il contrario? 

Se in Italia milioni di giovani vogliono più diritti, bisogna rispondere. Se ci sono oltre 3 milioni di precari e 5 milioni di lavoratori poveri, aumentare i salari, combattere la precarietà e introdurre il salario minimo non è solo di sinistra, è giusto. E poi io rivendico di essere un uomo di sinistra. Perché non ci può essere vero progresso se tagli fuori intere fasce sociali e interi territori. Il mio lavoro per il Sud se lo ricordano sia i lavoratori che le imprese, come spinta per lo sviluppo e la lotta alle disuguaglianza. Dalla fiscalità di vantaggio per il lavoro alle ZES, dal rilancio delle Aree interne alle risorse date ai Comuni per le infrastrutture sociali, dalle assunzioni nella P.A. ai vincoli per il Sud sugli investimenti. Schifani, che è in Parlamento da quando io ero alle elementari, si ricorda solo per i favori a Berlusconi.

Cinque anni fa rifiutò la candidatura alle politiche perché in lista c’era Daniela Cardinale. Che effetto le fa vederla adesso schierata sostegno di Renato Schifani?

Non ho nulla contro di lei, non l’ho mai nemmeno sentita parlare. E non mi stupisce affatto, perché lì è il padre che decide, che rilascia le interviste, che cambia partito a ogni tornata elettorale, un campione del trasformismo che è il male antico del Sud e della Sicilia, come abbiamo visto anche in queste elezioni regionali. Io ho rifiutato proprio questa logica feudale della politica. Ancora più grave per il messaggio che si lancia alle nuove generazioni, e cioè che ce la fai solo se hai una famiglia potente alle spalle. E i giovani siciliani se ne vanno non solo per il lavoro che manca, ma anche per questo sistema.

Il 26 si giocherà tutta un’altra partita dentro al partito non soltanto in Sicilia. Teme una resa dei conti? Conferma le indiscrezioni giornalistiche che la vorrebbero candidato alla segretaria nazionale al prossimo congresso?

È assurdo parlare di rese dei conti interne mentre infuria la battaglia contro la destra peggiore di sempre, in Italia e specialmente in Sicilia. Ogni discorso, ogni pensiero sul dopo distoglie energie dall’appuntamento decisivo, che è il 25 settembre, non il 26. E non solo per il Pd, ma per l’Italia e la Sicilia. Quanto a me, si tratta solo di qualche retroscena interessato. Io faccio il Vicesegretario di Enrico Letta e sono al suo fianco in questa battaglia. Ho macinato migliaia di chilometri in questi giorni, non solo girando in lungo e in largo la Sicilia, ma tutta Italia. E lavoro affinché il 25 settembre il PD sia il primo partito italiano. Pensiamo a vincere, tutti uniti, altro che congressi.


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