E’ durato tre ore l’interrogatorio di garanzia di Massimo Ciancimino, a cui ieri è stato notificato, in carcere, un nuovo provvedimento di custodia cautelare, stavolta per porto e detenzione di materiale esplosivo: accusa che si aggiunge a quella di calunnia per cui il figlio dell’ex sindaco è detenuto da aprile. Molto teso, visibilmente provato, il testimone della trattativa tra Stato e mafia, sentito da gip Fernando Sestito alla presenza dei pm Paolo Guido e Nino Di Matteo, ha confermato quanto già raccontato ai magistrati sull’esplosivo ritrovato dopo l’arresto del 22 di aprile nel giardino della sua abitazione.
Ciancimino, a cui, però, il giudice che ha disposto la misura non sembra credere, ha ribadito di avere ricevuto i candelotti da un uomo che gli avrebbe consegnato anche una lettera di minacce e di non avere denunciato l’episodio per non allarmare la famiglia e perché temeva di essere accusato di essersi messo da solo la dinamite in casa. L’episodio sarebbe avvenuto intorno al 10 aprile: successivamente il figlio dell’ex sindaco avrebbe chiesto a un amico di disfarsi di parte dell’esplosivo e, essendo sul punto di partire per alcuni giorni, si sarebbe ripromesso di eliminare il resto al ritorno.
Un racconto che collima solo in parte con la versione dell’amico, pure indagato. La Procura sta cercando di verificare la versione di Ciancimino: importanti a questo fine sono le immagini delle telecamere piazzate davanti all’abitazione del testimone che, però, presentano alcune interruzioni.
(fonte: Ansa)