PALERMO – Sette anni dopo l’avvio dell’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio arriva l’archiviazione per Michele Cimino, il padre Gioacchino e il segretario particolare Giovanni Galizia.
Secondo alcuni pentiti agrigentini, il deputato regionale (ora di Sicilia Futura e all’epoca dei fatti eletto con Forza del Sud) aveva ricevuto voti dalle cosche di Porto Empedocle, ma l’ipotesi non ha trovato riscontri.
Il giudice per le indagini preliminari Maria Pino aveva respinto le precedenti richieste di archiviazione avanzate dalla stessa Procura di Palermo e imposto nuove indagini. In particolare, sono stati passati al setaccio i movimenti bancari del padre imprenditore per scoprire eventuali anomale uscite che giustificassero l’ipotesi che avesse comprato voti per il figlio in occasione delle Regionali del 1996 e del 2001. Indagini che hanno dato esito negativo. Solo sospetti, come sottolinea il giudice Pino, ma nessun riscontro.
Il legale di Cimino, l’avvocato Nico Caleca, ha sempre sostenuto che Cimino, è stato anche assessore e vice presidente della Regione, non ha mai avuto alcun contatto con i mafiosi, così come confermato dagli stessi pentiti.