Hanno persino difficoltà a trovare le pellicole. Nell’era del sesso, con l’industria del porno che fattura milioni, con le “tette e i culi” usati per vendere persino il silicone, i cinema a luci rosse stanno per sparire definitivamente. Alla fine degli anni Settanta, a Palermo, le sale specializzate nel settore erano una quindicina. Oggi ne sono rimaste due, l’Ėtoile di via Mariano Stabile e l’Orfeo di via Maqueda, entrambe nel cuore della città. Ed hanno le ore contate. Non è riuscita a spazzarle via la censura, ma alla tecnologia non resisteranno. E porteranno via con sé, al di là dei moralismi, anche una cultura, un modo di sentire, di vivere certe emozioni. Luoghi di perdizione per alcuni (anche se negli anni d’oro erano affollatissimi), rappresentarono comunque una ventata di libertà, di emancipazione (vere e presunte), che negli anni Settanta arrivava direttamente dalla California.
In media, nel capoluogo, oggi si staccano circa 150 biglietti al giorno e si riesce a stento a coprire gli stipendi di sei persone complessivamente impiegate nei due cinema. Clientela composta soprattutto da signori con i capelli bianchi (che magari non hanno dimestichezza con internet e dvd), ma anche qualche giovane, gente di passaggio, raramente qualche coppia. Perché se in questi cinema di femmine ce ne sono fin troppe, nessuno ne ha mai vista una varcare la soglia da sola. Una donna in carne ed ossa, davanti alla biglietteria, rompe l’equilibrio. Dagli sguardi capisci che sullo schermo va bene, possono combinare di tutto le donne, ma nella realtà è un’altra storia.
Il porno a Palermo si diffuse paradossalmente proprio per contrastare la crisi del cinema, con l’avvento delle prime videocassette. Costi bassi e buoni guadagni. Le sale si riempivano perché lì, e soltanto lì, si poteva trovare questo tipo di materiale. “Non ne abbiamo per molto, spero di arrivare alla pensione – racconta oggi Giovanni Petrini, titolare dell’Orfeo – non me la sento di licenziare chi lavora qui. Ho persino difficoltà a trovare le pellicole. Le compro in blocco, a prezzo fisso, non come avviene per gli altri generi in base agli incassi. Ma ormai tutto viene prodotto direttamente in dvd, per un consumo domestico”. Una posizione strategica quella in via Maqueda: “Noi siamo aperti tutto il giorno e, anche se può sembrare strano, lavoriamo soprattutto di pomeriggio. Ma dopo le 17 non viene più nessuno e spesso facciamo saltare gli ultimi spettacoli. Abbiamo il vantaggio di trovarci vicino alla stazione, questo ci consente di intercettare anche la gente di passaggio, persone che vengono in città per sbrigare altre cose e che fanno una sosta qui, aspettando un autobus o un treno. Ma i clienti sono pochi, non stacchiamo più di un’ottantina di biglietti al giorno”. C’è pure qualche habitué, cultore del genere, che conosce attrici e dettagli, “ma è una specie in via d’estinzione” (almeno nei cinema). In via Mariano Stabile le cose vanno forse anche peggio. “Siamo aperti solo il pomeriggio e stacchiamo una quarantina di biglietti. Ormai cerchiamo di sopravvivere e non ne abbiamo per molto”, spiega uno degli impiegati. “Qui – racconta ancora – una volta si facevano addirittura spettacoli dal vivo…” e tira fuori un manifesto ingiallito, gli si illuminano gli occhi: “E’ venuta lei, persino lei, la divina – dice mentre mostra l’immagine di Moana Pozzi – non può immaginare cosa successe quel giorno, una folla…”. Certo, a guardarsi intorno sembra difficile da credere. Qui si entra e si esce quando si vuole (“la trama, capirà, non è poi così importante”), il biglietto costa sei euro, i costi sono ridottissimi, ma il giro d’affari è da miseria.
“Sono cambiati anche i costumi”, spiega un vecchio operatore, che dall’età di 18 anni monta e smonta pellicole e che per una decina d’anni ha lavorato in un cinema porno. “C’era la curiosità – continua – e qui veniva davvero di tutto. Persino un prete una volta, che aveva dimenticato di togliere il colletto. Oggi c’è più libertà e molte delle cose che prima si vedevano solo al cinema ora le puoi fare tranquillamente per strada. E’ anche più facile procurarsi questo materiale, seduti comodamente in salotto. Certo…non è mica la stessa cosa”. La magia del grande schermo…Si è persa, a quanto pare. Quel desiderio di libertà, che aveva portato alla nascita delle prime pellicole hard, al fiorire dell’industria porno sulle coste della California, oggi si è forse materializzato. Ma sta spazzando via proprio quei luoghi che ne hanno consentito l’affermazione.
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