PALERMO – “Sono qui per chiarire tutto”, è iniziato così l’interrogatorio del sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque. Due ore nel corso delle quali l’indagato ha risposto anche sulle contestazioni che non hanno retto al vaglio del giudice per le indagini preliminari. Su richiesta dei pm di Termini Imerese a Cinque è stato applicato l’obbligo di firma in caserma. I reati ipotizzati a suo carico sono violazione di segreto d’ufficio, falso e turbata libertà di scelta del contraente (solo per quest’ultima ipotesi è scattata la misura cautelare).
Cinque è stato sentito dal gip Michele Guarnotta. Al termine dell’interrogatorio i suoi avvocati – Vincenza Scardina, Antonio Di Lorenzo e Filippo Liberto, hanno chiesto la revoca della misura cautelare dell’obbligo di firma. A Cinque viene contestato dai pm, tra l’altro, l’avere fatto pressioni sull’ex commissario della città metropolitana, Manlio Munafò, anche lui indagato, affinché il palazzetto sportivo di Bagheria fosse affidato in partnership al comune e all’associazione Nuova Aquila Palermo.
La procura ha parlato di accordo collusivo tra Cinque e il presidente della società Salvatore Rappa, pure lui indagato. Attraverso una corposa documentazione e anche annunciando la possibilità di produrre testimonianze, Cinque ha negato qualunque intenzione di gestire la struttura con Nuova Aquila Palermo, anzi ha dimostrato di avere più volte negli anni chiesto l’affidamento del palazzetto ai comuni con Bagheria capofila e non ai privati. Tanto da aver presentato la busta per la manifestazione di interesse fuori termine. E comunque nessun bando di gara è stato mai fatto, ha sostenuto.
“Sono stato io a spingere mio cognato ad autodenunciarsi per l’immobile abusivo. Quindi quando ho saputo che l’autodenuncia, poi rivelatasi falsa, era stata presentata, gliene ho parlato, certo che avesse seguito il mio consiglio – ha spiegato il sindaco di Bagheria al magistrato -. Non potevo immaginare che la firma sotto l’esposto non fosse sua”. Cinque nega qualunque rivelazione del segreto d’ufficio per la casa abusiva del cognato. Per questa vicenda è indagato in concorso con l’ispettore di polizia municipale che aveva ricevuto l’autodenuncia.
Il sindaco, a cui vengono contestate anche pressioni sui vigili per far slittare la convocazione dei familiari da parte della polizia, ha anche precisato che non frappose alcun ostacolo all’identificazione dei parenti“. Dovevano essere convocate otto persone, di cui quattro non vivono nell’immobile. e serviva il tempo per riunirle tutte”, ha spiegato. L’immobile abusivo, una palazzina con diversi appartamenti, comunque è stata dichiarata abusiva ed è stata, dopo l’ordine di demolizione del Comune, acquisita nel giugno scorso al patrimonio del Comune. Il provvedimento è firmato dallo stesso Cinque. Resta da capire chi firmò l’autodenuncia per far scoppiare il caso.
“Ribadisco quel che dissi all’assessore, ci vuole proporzionalità. Non si può dare una multa di 20mila euro a chi ha costruito una verandina abusiva equiparandolo a chi edifica in zona vincolata – ha detto Cinque dopo l’interrogatorio del gip, riferendosi alla sua conversazione con un assessore, intercettata nell’ambito dell’indagine che lo vede coinvolto con altre 22 persone -“. Cinque, commentando la multa che era stata irrogata a un suo familiare per un abusivismo, diceva al telefono che si trattata di una somma eccessiva. E bacchettava l’ex collega di partito, Claudia Mannino, firmataria della norma che aumenta le sanzioni pecuniarie per gli abusivismi. “Il fenomeno va storicizzato e contestualizzato – spiega – e poi un politico deve comprendere i problemi reali. Non siamo più negli anni dei grossi abusi”. “La Mannino dovrebbe occuparsi delle vicende che, mi dicono, riguardano alcuni suoi familiari”.
Sulle presunte irregolarità nell’aggiudicazione dell’appalto per la raccolta dei rifiuti, secondo i legali, nulla ci sarebbe di irregolare visto che alla fine l’impresa che avrebbe dovuto essere favorita neppure ha ottenuto la gestione del servizio.
“Abbiamo fornito un quadro più ampio della vicenda che si basa solo sulla denuncia di una dirigente, guarda caso sottoposta a procedimento disciplinare – ha detto il sindaco del M5S -. L’ipotesi di reato è comunque uscita fortemente ridimensionata dalla misura del gip che ha escluso il reato di turbativa d’asta. Da ottobre peraltro, finita l’emergenza, il servizio è gestito direttamente dal Comune”.