Per riuscire a giustificare la violenza dell’aggressione a Fragalà, gli inquirenti stanno passando a setaccio gli ultimi processi seguiti dal penalista palermitano. Storie di prostituzione minorile, truffe agli ospedali, affari di mafia e colletti bianchi collusi. L’ultima arringa sostenuta, in ordine di tempo, riguarda una ragazzina costretta a prostituirsi dal patrigno (già condannato a 10 anni). Fragalà si è costituito parte civile e la giovane ha cominciato a parlare con i magistrati rivelando gli incontri a sfondo sessuale con insospettabili clienti, si direbbe la “creme” di Palermo. Verbali che ancora contengono tantissimi “omissis”. Qualcuno, forse, trema all’idea di queste rivelazioni.
Ma Fragalà è anche l’avvocato di Giuseppe Castorina, imprenditore sanitario arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulle forniture agli ospedali, in cui è stato coinvolto anche Carlo Marcelletti, morto suicida a un anno dall’arresto. Castorina avrebbe vuotato il sacco svelando il sistema della forniture fantasma.
Fra la cause sostenute dal penalista anche quella di Salvatore Fiumefreddo, ex ragioniere del gruppo Pecora che farebbe riferimento, in realtà, al boss Nino Rotolo. Infine Salvatore e Girolamo Catania che, nell’hotel Medea di Monreale, hanno rivelato in tempo reale agli investigatori – grazie alle microspie – tutti gli sviluppi interni a Cosa nostra.
Su questa stessa scia anche Onofrio Prestigiacomo, imprenditore bagherese che nella sua casa ospitava summit di mafia con Giuseppe Scaduto per la rifondazione della cupola di Cosa nostra. A.C.