Il clan Laudani e gli affari milanesi |I soldi per mantenere i detenuti - Live Sicilia

Il clan Laudani e gli affari milanesi |I soldi per mantenere i detenuti

Tutti rinviati a giudizio. Abbreviato per due.

CATANIA – I soldi sarebbero serviti per mantenere due boss dei Laudani. Il denaro proveniva direttamente dalla capitale finanziaria ed economica italiana. Sarebbe stato creato un sistema capace di generare “proventi da fondi extra bilancio attraverso false fatturazioni”. E sullo sfondo ci sarebbero stati imprenditori e teste di legno “compiacenti”. Le “buste con i contanti” inoltre sarebbero state consegnate personalmente alle falde dell’Etna, al ragioniere dei Laudani che avrebbe avuto il compito di smistare i soldi per il sostegno economico degli esponenti in galera della famiglia mafiosa catanese, conosciuta come “Mussi i ficurinia”. Questo è quanto emerge dalle carte dell’inchiesta della Dda milanese (denominata Security) che alcuni mesi ha scoperto questo legame mafioso tra Catania e la Lombardia. 

Andiamo a collocare i personaggi in questo scacchiere criminale. La mente – secondo le ricostruzioni degli inquirenti – e Luigi Alecci, paternese, che sarebbe diventato il referente nel territorio milanese del clan Laudani. Grazie alle conoscenze e ai rapporti con gli imprenditori Giacomo Politi, Emanuele Micelotta e Alessandro Fazio sarebbero riusciti a infiltrarsi in alcuni settori economici dell’area milanese. Vincenzo Greco, avrebbe avuto nel circuito del malaffare invece il ruolo di “testa di legno”. Rapporti che – come detto – sarebbero serviti a macinare quattrini necessari a garantire il mantenimento di due boss dei Laudani, Sebastiano Laudani (meglio conosciuto come Ianu il grande”, e Omar Scaravilli.  A fare da intermediario un uomo fidato di Iano il grande, l’acese Orazio Salvatore Di Mauro (detto Turi u biondu). Le cimici della Dda di Milano seguono in diretta una trasferta milanese. Appena torna a Catania i carabinieri lo arrestano. Il blitz è I Vicerè. Un maxi processo che vede imputati anche Sebastiano Laudani e Scaravilli. Turi il biondo finisce in galera e a prendere il suo posto sarebbe stato Enrico Borzì. Ad Acireale sono registrate le consegne di buste in un bar. 

L’inchiesta dunque si è divisa in diverse costole giudiziarie. A Catania si è già svolta l’udienza preliminare. La Gup Giuliana Sammartino ha rinviato a giudizio Orazio Salvatore Di Mauro, difeso dagli avvocati Donatella Singarella e Giorgio Terranova, Luigi Alecci, difeso da Mario Brancato, Emanuele Micelotta, difeso dagli avvocati Michele D’Agostino e Roberta Ligotti, Giacomo Politi, difeso dagli avvocati Andrea Tomaselli e Michele Liuzzo, Alessandro Fazio, difeso dai legali Alessandro Diddi e Irene Cioni. Il processo si aprirà il prossimo 15 maggio davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Catania. Hanno scelto invece il rito abbreviato Enrico Borzi, difeso dall’avvocato Giorgio Terranova, e Vincenzo Di Mauro, difeso dall’avvocato Enzo Di Mauro. L’udienza preliminare è stata aggiornata al prossimo 25 giugno. Intanto, prosegue il processo al Tribunale di Milano. 


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