PALERMO – Due perizie dalle conclusioni opposte. Per i consulenti della difesa quando Giuseppe Pecoraro uccise il clochard Marcello Cimino era incapace di intendere e volere. Secondo il perito dell’accusa, invece, era ed è sano di mente. Da qui la decisione del giudice per le indagini preliminari Maria Cristina Sala di nominare un terzo perito. Si torna in aula il 4 ottobre.
I legali dell’indagato, reo confesso, gli avvocati Carolina Varchi e Brigida Alaimo, hanno ottenuto la possibilità di fare visitare Pecoraro in carcere. Il perito ha parlato di capacità di intendere e volere gravemente limitata e “disagio antisociale”. Cimino fu bruciato vivo, a marzo scorso, mentre dormiva su un giaciglio di fortuna davanti al ricovero dei Capuccini a Palermo. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile con l’assistenza dell’avvocato Toni Palazzotto.