BARRAFRANCA (ENNA) – Lo Stato confisca i terreni al defunto boss mafioso Raffaele Bevilacqua, e il figlio Mattia, 41enne barrese, ci coltiva il grano. Secondo la Procura di Enna sarebbe andata così: avrebbe incaricato una persona di seminarlo e a un’altra di effettuare la trebbiatura. Come se quel terreno di contrada Mandrazzi fosse ancora della sua famiglia. Per questo ora Mattia Bevilacqua, che non ha precedenti penali, è stato rinviato a giudizio.
In principio, per lui, era stato emesso un decreto penale, che è stato impugnato dal suo difensore di fiducia, l’avvocato Filippina Bellomo del foro di Enna. Per questo sarà processato, a partire dal prossimo 18 dicembre, dinanzi al Tribunale monocratico di Enna. Il decreto di giudizio immediato è stato emesso dal gip Ornella Zelia Futura Maimone.
L’accusa: invasione arbitraria del terreno confiscato
L’accusa è invasione arbitraria del terreno “oggetto di confisca nei confronti del padre, Bevilacqua Raffaele”, che è definitivo dal 2008 e che a oggi è proprietà del Comune di Barrafranca. Per questo, in pratica, non appartiene più alla famiglia. Lo stesso vale per gli altri beni confiscati ai Bevilacqua, tra cui una villa e uno studio legale. Prima di diventare un potente boss mafioso, infatti, il padre dell’imputato era un avvocato penalista impegnato in politica.
Il processo si aprirà dinanzi al giudice monocratico Cristina Russo. E il Comune di Barrafranca sarà parte civile. La giunta del sindaco Giuseppe Lo Monaco – che con una denuncia ha fatto partire l’inchiesta – ha autorizzato la costituzione. Sarà presente in aula “al fine di tutelare gli interessi e l’immagine del Comune e dei suoi cittadini e per il risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non, subiti in conseguenza di tale reato”.
La figura del padre
Bevilacqua come detto è figlio del boss. Raffaele Bevilacqua fu condannato per mafia al processo Gransecco e poi fu ritenuto tra i mandanti di un delitto di mafia, avvenuto il 18 maggio 2003 a Valguarnera. Nonostante l’ergastolo, aveva ottenuto un permesso per motivi di salute e i domiciliari a Catania; prima di tornare in prigione nell’operazione Ultra.
Bevilacqua morì a maggio del 2023. Aveva 73 anni e il decesso è avvenuto in un ospedale di Milano, dove stava scontando la sua detenzione.
La rettifica dell’avvocato Bellomo
Sulla vicenda è pervenuta una richiesta di rettifica dell’avvocato Filippina Bellomo, difensore di Bevilacqua, che si pubblica di seguito:
“Invero, in merito a tale vicenda sono state riportate delle informazioni non corrette e altamente lesive della reputazione di un giovane assolutamente incensurato che si è sempre protestato innocente per i fatti indicati nonostante la gravissima presentazione della vicenda con un titolo che lo presenta all’opinione pubblica come autore di un fatto già accertato e verificato “coltiva grano” appunto.
Si tiene a precisare, invece, che Mattia Bevilacqua sarà processato perché lui ha chiesto di essere processato; perché é Mattia Bevilacqua giovane integerrimo che ha chiesto che nei suoi confronti venga celebrato il giudizio immediato, non accettando (forte della sua estraneità ai fatti) la multa comminata con il decreto penale di condanna al quale si è voluto opporre.
Mattia Bevilacqua non sarà processato perchè è stato rinviato a giudizio (come si scrive), Mattia Bevilacqua è stato destinatario di una multa inflitta con un procedimento (quello che si definisce con il decreto penale di condanna) che non prevede che il soggetto possa difendersi e fornire la sua versione dei fatti mentre, invece, Mattia Bevilacqua vuole difendersi chiedendo di rendere conto a un Giudice.
La differenza rispetto alla notizia data non è di poco conto. Si chiede, pertanto, con tempestività e appropriato rilievo, giusto art. 16 del codice deontologico, la pubblicazione della presenti precisazioni e repliche provvedendo alla rettifica delle informazioni processuali inesattamente fornite ai sensi dell’art. 8 legge 47/1948″.

