AGIRA (ENNA) – La Dda di Caltanissetta ha concluso, con 13 richieste di rinvio a giudizio, l’inchiesta antimafia “Cerere“, dal titolo dell’operazione compiuta dagli agenti della squadra mobile di Enna e del commissariato di Leonforte lo scorso febbraio. Tra gli imputati figura il presunto referente di Cosa Nostra ad Agira, Giovanni Scaminaci, un pregiudicato già condannato per mafia nell’inchiesta Green Line, una quindicina di anni or sono.
Nella richiesta di rinvio a giudizio, firmata dal sostituto procuratore Piera Anzalone e dal procuratore aggiunto Roberto Condorelli, figurano anche nove indagati ‘a piede libero’. E alcuni presunti fedelissimi di Scaminaci, tre dei quali – il fratello Antonio, l’agirino Vincenzo D’Agostino e il ceramese Michele Antonino Grasso – già destinatari di misura cautelare assieme a lui.
Per tutti, va ricordato, il Riesame ridusse i termini dell’iniziale misura. D’Agostino e Grasso passarono dal carcere ai domiciliari, per Antonio Scaminaci fu confermato l’obbligo di presentazione alla pg, ma cadde la cosiddetta “aggravante mafiosa” all’accusa di violenza privata. La stessa aggravante, ma in relazione a un furto, è caduta anche per Giovanni Scaminaci.
L’attentato al vicesindaco
A condurre l’inchiesta, gli agenti del Commissariato di Leonforte. Proprio a Leonforte è avvenuto uno degli episodi più emblematici e, al tempo stesso, inquietanti dell’intera vicenda: è qui che l’allora vicesindaco Nino Ginardi subì l’incendio della sua vettura. L’udienza preliminare si svolgerà dinanzi al Gup Santi Bologna.

Per l’attentato incendiario saranno alla sbarra a oggi tre persone, uno dei quali è ritenuto un fedelissimo di Scaminaci. Gli Scaminaci, va precisato, non sono accusati di questa ipotesi di reato. Il 12 ottobre 2019, in pratica, quel giovane agirino, assieme a due ragazzi di Regalbuto, si sarebbero introdotti nel cancello davanti alla casa di Ginardi e hanno dato fuoco alla sua Giulietta a tarda ora. L’accusa di incendio doloso è contestata solo ai tre imputati, a nessun altro.
Le parole di Ginardi: “Mi costituirò parte civile”
L’ex vicesindaco ha fatto sapere che si costituirà parte civile, con l’avvocato Nunzio Buscemi. In una dichiarazione concessa a Live Sicilia, sottolinea di aver sempre avuto fiducia “nelle abilità investigative della sezione di p.g. del Commissariato di Polizia di Leonforte”. “Li ringrazio immensamente per il lavoro svolto – afferma -. Prima del suo trasferimento il dottore Giuseppe Travagliante ha concluso anche questa indagine, su cui non è escluso che possano esserci ulteriori risvolti”.

“Non ho mai dubitato che avrebbero individuato gli autori materiali di un gesto vigliacco quanto inutile, commesso ai danni di chi in quel momento esercitava una carica pubblica. Ed infatti, viene contestato agli indagati di avere posto in essere la minaccia, nei pressi dell’autovettura incendiata, per influire sul servizio prestato in qualità di vicesindaco di Leonforte. Questo elemento, peraltro – conclude – dà prova ai detrattori dell’epoca, in parte ancora attuali, sull’impegno assunto verso un’azione amministrativa comunale improntata cristallinamente alla legalità”.

La determina del Comune e le indagini
Ieri una determina del sindaco Piero Livolsi ha disposto la costituzione di parte civile del Comune di Leonforte, anche per via del ruolo di vicesindaco ricoperto all’epoca da Ginardi. Il Comune ha dato incarico all’avvocato Giuseppe Lo Monaco (che è anche sindaco di Barrafranca). Va evidenziato che gli investigatori hanno individuato coloro che vengono ritenuti gli esecutori materiali dell’attentato incendiario.
Al momento non sono chiare le ragioni della grave intimidazione. Un atto che peraltro cadde nel vuoto, perché Ginardi ha sempre continuato a portare avanti le sue politiche, in veste di “assessore alla legalità” del Comune. Quell’anno, era il 2019, Ginardi approvò, tra l’altro, un protocollo d’intesa decisamente importante con la Prefettura di Enna.
Il gruppo di Agira
Resta da comprendere, in pratica, se il clan volesse fargliela pagare, in qualche modo, per la sua azione di legalità al Comune. Se sia stato per questo, in pratica, o se l’attentato, commesso dal gruppo di Agira, non sia stato commissionato da altri soggetti. Ginardi, coraggiosamente, negli anni ha portato avanti diverse denunce.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Orazio Spalletta, Sinuhe Curcuraci, Vincenzo Franzone, Francesca Mazzara, Alessandro Manno, Agostino Mongioj, Davide Saraniti, Giuseppe Bonavita e Samantha Cocuzza.

