PALERMO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore su una piccola disavventura accaduta al parcheggio di piazzale Ungheria.
“Sono un cittadino che, dovendo spesso girare in città in tempi brevi, si affida spesso ai parcheggi comunali. Vi racconto cosa è accaduto in Piazzale Ungheria perché credo che in un momento così difficile per la nostra città situazioni di confusione, disorganizzazione e un po’ maleducazione come quella che mi ha visto protagonista debbano essere affrontate e risolte. Almeno quelle a costo zero. Premetto che all’ingresso del parcheggio vi è un cartello con scritto a penna “ Pagamento solo A monete”, fatto questo che se da un lato può fare la felicità di chi gestisce pagine divertenti di Facebook dall’altro certamente non lancia un bel segnale del livello culturale della nostra città. Ma pazienza, chi ha solo contanti si offrirà un caffè (ma visto cosa aspetta gli utenti consiglio una camomilla doppia) per potersi presentare dotato di monete per pagare il parcheggio. E considerato che il nuovo sistema permette il pagamento solo all’ingresso inserendo la propria targa e in assenza di ulteriori comunicazioni chiunque spontaneamente sale in auto e arriva all’apposita colonnina posta al lato dell’uscita. Così ho fatto io e tanti altri con la conseguente coda di auto ferme all’ingresso. Mentre attendevo il mio turno un’ausiliaria del traffico mi è venuta incontro gridandomi: ‘Lei che deve fare’. Essendo stato un medio studente e ricevendo una domanda così facile non ho saputo resistere all’istinto di rispondere: “Vorrei uscire”. Ma immemore dei miei studi avevo dimenticato che le domande a trabocchetto sono proprio quelle che appaiono più semplici,ed infatti la signora stavolta visibilmente arrabbiata mi ha gridato: “Qua si paga a piedi! I colleghi gliel’hanno detto all’ingresso! Ora lei si riparcheggia e viene a pagare”. Avrei pensato a una candid camera se non fosse stato per il tono ed il volume col quale sono stato aggredito verbalmente, fatto sta che sono sceso dalla macchina per chiedere cosa realmente stesse accadendo. A quel punto, essendomi un po’ irritato anch’io visto che nel frattempo erano passati venti minuti e dietro di me le auto in coda facevano ampio uso dei clacson, mi sono rivolto ad un altro ausiliario, decisamente più pacato, che mi ha detto che all’ingresso mi avevano detto che si viene a piedi a pagare e poi si esce. Ovviamente nessuno mi aveva dato tale preziosa informazione per il mio tempo e la mia salute mentale, cosa che ho fatto presente ottenendo la risposta: “Ah, forse quando è venuto lei ancora il collega che diceva sta cosa non c’era”. Mentre nel frattempo la signora che mi aveva sgridato veniva accompagnata dentro la guardiola da altri colleghi. Sembra la scena di un film comico di serie b, ma se si pensa che bastava un cartello scritto in italiano in cui veniva spiegato che per garantire la corretta uscita era opportuno saldare prima il parcheggio, io come tanti altri cittadini non avremmo perso tempo prezioso ma soprattutto quella calma che oggi è necessaria come l’acqua in una città come la nostra. Vi faccio questa segnalazione perché credo che se già nelle piccole cose dobbiamo trovare ostacoli dovuti alla carenza di organizzazione e – mi si permetta – anche all’atteggiamento di certi dipendenti sarà sempre più difficile vivere una città che di problemi ne ha tanti e ben più difficili da risolvere”.