Commissione di vigilanza Rai ha bocciato questa mattina la candidatura di Marcello Foa. Il giornalista, proposto dal governo come nuovo presidente della Rai, si è fermato a 22 preferenze, ben al di sotto da quella “soglia 27” che gli avrebbe garantito l’elezione. Per lui, sono arrivati i 13 voti del Movimento 5 stelle (un membro era assente), i 7 della Lega e i 2 di Fratelli d’Italia, che ha scelto di convergere sul candidato governativo. Contrari alla presidenza di Foa tutte le altre forze politiche: Pd, Forza Italia e LeU si sono infatti astenuti dalla votazione, fatta eccezione per il presidente della Commissione, il berlusconiano Alberto Barachini.
Esultano le opposizioni. “Una grande notizia, in commissione di Vigilanza Rai abbiamo sonoramente bocciato Foa. Abbiamo bocciato l’arroganza di Di Maio e di Salvini e la loro voglia di spartizione delle poltrone da Prima Repubblica. Sono vecchi, vecchi, vecchi. Altro che cambiamento!”, così su Facebook il capogruppo del Pd nella commissione di vigilanza Rai, Davide Faraone. “Tutte le forze di opposizione – ha detto – sono state fin da subito contrarie a questa scelta, nel merito e nel metodo. Addirittura, Forza Italia non ha nemmeno ritirato la tessera per la votazione”.”La bocciatura in Vigilanza di Foa è un finale scontato. Forza Italia non poteva avallare una forzatura della maggioranza. A dispetto della legge, che, prevedendo il voto dei due terzi della Commissione per eleggere il presidente del CdA e quindi una scelta ampiamente condivisa, M5S e Lega ci hanno escluso da ogni percorso di condivisione. Il nostro ‘no’ è quindi legato al metodo non alla persona”, dichiara il senatore di Forza Italia, Renato Schifani, componente della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai.
“Volevamo la Rai del cambiamento e l’opposizione ha detto no”. Così Gianluigi Paragone del M5S, che ha chiesto a Foa di non ritirare la propria candidatura. Nato a Milano, cinquantaquattro anni, già impegnato nel mondo dell’informazione sia in Italia sia all’estero, Marcello Foa era stato designato ieri dal Cda come nuovo presidente della televisione pubblica, in attesa della “ratifica” della Commissione che – alla fine – non c’è stata.