Comune alla Corte dei Conti |Botta e risposta sui bilanci - Live Sicilia

Comune alla Corte dei Conti |Botta e risposta sui bilanci

Da sinistra l'assessore Gentile, il sindaco Orlando e il Ragioniere generale Basile

L'amministrazione replica ai magistrati, ma restano le criticità. Attesa per il verdetto.

PALERMO – Il “verdetto” sarà reso noto nei prossimi giorni, ma l’adunanza di questa mattina alla Corte dei Conti non è stata di certo una passeggiata per il comune di Palermo. Il sindaco Leoluca Orlando, accompagnato dal suo assessore al ramo Antonio Gentile e dal Ragioniere generale Bohuslav Basile, ha affrontato oggi il contraddittorio con la Sezione presieduta da Maurizio Graffeo e composta da Francesco Albo e Gioacchino Alessandro. All’ordine del giorno le risposte di Palazzo delle Aquile ai rilievi dei magistrati ai rendiconti del 2015 e del 2016, che si sono poi riuniti in camera di consiglio e a cui spetterà capire se le obiezioni sono state superate e se sarà necessario emanare delle prescrizioni per l’ente locale, che dovrà poi applicarle.

Ma i problemi non sono pochi e il Comune non ha potuto che riconoscere come parecchie delle anomalie segnalate fossero reali. Al di là delle tabelle illeggibili e del ritardo con cui sono arrivati i documenti, aspetto che i magistrati non hanno mancato di sottolineare, la Corte ha ripercorso i rilievi mossi in precedenza e li ha in parte confermati, nonostante le spiegazioni dell’amministrazione.

La Corte ha puntato il dito contro i debiti fuori bilancio, contro le mancate risposte all’ispezione del Ministero dell’Economia ma soprattutto ha sottolineato che è stato superato il limite dei quattro parametri di deficit. La legge infatti stabilisce che un ente locale è deficitario in modo strutturale se presenta cinque anomalie su otto: Palazzo delle Aquile riconosce di averne quattro, ma secondo la Corte proprio i debiti fuori bilancio rappresenterebbero la quinta criticità visto che non conta quando vengono votati, ma quando vengono riconosciuti. E se è vero che si parla dei bilanci 2015 e 2016, quindi ormai vecchi, è altrettanto vero che se le criticità fossero confermate anche nel 2017 il Comune si troverebbe in deficit, il che implicherebbe una sorta di “commissariamento” su tutta una serie di scelte, dai mutui alle nuove assunzioni.

E ancora: se il Comune sapeva di dover pagare dei debiti fuori bilancio, riconoscibili ma non riconosciuti, perché non ha diminuito la spesa su altri capitoli mettendo così da parte le risorse per pagarli? Come si conciliano la stabilizzazione dei precari e la selezione dei dirigenti col blocco previsto dalle norme? Perché il Comune ha annunciato misure correttive mai concretizzate? Un fuoco di fila durissimo, a cui l’amministrazione ha provato a replicare con una memoria di una cinquantina di pagine.

“Dobbiamo rimediare al passato e guardare il futuro – ha detto il sindaco – mi augurerei che tutti i comuni della Sicilia fossero virtuosi come quello di Palermo. Ci siamo trovati a giustificare i dati del 2011 con il fallimento di Gesip e Amia, abbiamo ridotto la spesa delle partecipate e del personale, abbiamo cancellato oltre cinquecento residui attivi e ho dato incarico al nuovo Segretario generale di rispondere al Ministero, la relazione è quasi pronta”. Gentile ha invece sottolineato i dati degli Isee dei palermitani: “Oltre 70mila famiglie hanno un Isee sotto i 7.500 euro – ha spiegato l’assessore – e questo incide sulla spesa sociale. Abbiamo inviato a Riscossione Sicilia tre liste di debitori con conti correnti e fitti attivi e che quindi potranno subire i pignoramenti. Nel 2017 abbiamo incassato più Tari e il 2018 ci fa ben sperare, anche grazie alla compensazione e alle sanzioni ridotte per chi paga in ritardo”. Le liste in particolare riportano i nomi di 502 contribuenti proprietari di immobili in affitto che sono in debito col Comune per 18,5 milioni di euro; 4951 titolari di conti correnti complessivamente debitori di 50,5 milioni; 5243 percettori di redditi da sostituti d’imposta debitori per 9 milioni.

Argomentazioni politiche che poi hanno lasciato spazio a quelle tecniche del Ragioniere, come chiesto anche da Graffeo. Basile ha ammesso alcune anomalie, sottolineato di averne già risolte alcune e promesso di correre ai ripari su altre: il fondo rischi non è più spalmato su 15 anni ma sarà interamente accantonato già nel 2018, lo Stato ha già trattenuto le somme per la spesa del personale su cui il ministero aveva avanzato dubbi, il regolamento sulla contabilità andrà aggiornato e verrà effettuata un’analisi sulle entrate minori. Molti uffici non hanno ancora “digerito” l’armonizzazione contabile e ci sono difficoltà di rapporti col tesoriere, ossia Bnl: non ci sono più interlocutori locali e il Comune ha difficoltà a contattare la banca, che mette a disposizione un semplice numero verde.

Il problema più grande però, oltre al possibile deficit strutturale, sono le partecipate. La task-force voluta dal sindaco e composta dai più alti dirigenti del Comune ha quasi completato il suo lavoro: i risultati verranno resi noti nei prossimi giorni, ma di certo non si annunciano misure indolori. Il problema infatti sono i disallineamenti: crediti e debiti su cui il Comune e le sue aziende sono in disaccordo. Infatti o Palazzo delle Aquile dovrà pagare più di quanto oggi pensa o le aziende dovranno rinunciare a possibili entrate: in entrambi i casi, da qualche parte spunterà un buco. Senza considerare il fatto che le partecipate hanno come unico socio proprio il Comune, che ne ha approvato i bilanci.

Al Comune non resta che attendere il verdetto e le sue motivazioni, mentre lavora ancora al consolidato, al rendiconto e al previsionale che dovranno vedere la luce entro giugno. Una vera corsa a ostacoli.

“Dall’adunanza della Corte dei Conti di oggi è emerso in maniera ancora più chiara che il Comune di Palermo è in una condizione di sostanziale deficitarietà strutturale già dal 2015-2016  – dice il capogruppo del M5s Ugo Forello, unico consigliere presente oggi – Attendiamo la deliberazione dei giudici, ma la difesa del Comune è apparsa debole e, in parte, non ha potuto che riconoscere la fondatezza dei rilievi sulle irrogolarità contabili presenti sui rendiconti 2015-2016 e la situazione di profonda difficoltà delle società partecipate (Amat e Rap in primis). È necessario che l’amministrazione accetti lo stato di crisi contabile-amministrativa e adotti decisioni coraggiose ma necessarie, redigendo, in tempi brevi, un piano di riequilibrio economico-finanziario che eviti il pericolo del dissesto”.

 


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