"Con Borsellino ci fu |solo una stretta di mano" - Live Sicilia

“Con Borsellino ci fu |solo una stretta di mano”

Mancino parla alla trasmissione "Film Cronaca", su La7, e racconta dell'incontro avuto dal magistrato poco dopo il suo insediamento come ministro dell'Interno. Quanto alle telefonate con Napolitano, dice: "Non ricordo il contenuto".

Parla Mancino
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Una semplice stretta di mano. Nicola Mancino ricorda di aver incontrato Paolo Borsellino il primo luglio del 1992, il giorno del suo insediamento al Viminale. “Mi chiamó il capo della polizia Vincenzo Parisi e mi chiese se avevo nulla in contrario ad incontrare Borsellino, che io non conoscevo fisicamente. Borsellino venne e ci salutammo, così come ha raccontato il giudice Vittorio Aliquó” ha ammesso in diretta televisiva l’ex ministro dell’Interno intervistato da Enrico Mentana.

Su La7 è infatti andato in onda un inedito confronto tra lo stesso Mancino e l’ex guardasigilli Claudio Martelli. “Martelli dice un sacco di bugie” disse l’esponente Dc al consigliere giuridico del Quirinale Loris D’Ambrosio nel marzo scorso, temendo di finire indagato nell’inchiesta dei magistrati palermitani sulla Trattativa Stato-mafia. “Dire che fu trattativa è riduttivo – ha detto Martelli -la trattativa non fu l’eccezione ma la regola nei rapporti Stato – mafia”.

Come era già successo negli interrogatori davanti ai pm, l’ex guardasigilli è entrato in contrasto con Mancino riguardo la sostituzione di Vincenzo Scotti al Viminale: “Martelli fu sostituito per la sua intransigenza contro Cosa Nostra” ha detto l’ex numero due di Bettino Craxi. Mancino, a sua volta, ha sottolineato che a sua volta ha combattuto la mafia cercando di portare a compimento il maxi processo. Durante il programma Mentana ha ovviamente posto l’attenzione anche su quelle due telefonate tra Mancino e Giorgio Napolitano, intercettate dalla procura di Palermo e mai trascritte perché non rilevanti, che sono alla base dell’azione del Quirinale: nelle scorse ore il Colle ha infatti sollevato un conflitto d’attribuzione davanti la Corte Costituzionale nei confronti della procura di Palermo, sostenendo che intercettare quelle chiamate fosse lesivo delle prerogative del presidente della Repubblica.

“Le due telefonate con Napolitano? Non ne ricordo il contenuto” ha detto Mancino nonostante da quelle chiamate siano trascorsi solo pochi mesi. “Leggendo la sentenza Tagliavia della procura di Firenze – ha aggiunto Mancino cercando di spiegare i suoi contatti con il Colle – ho visto che c’era una ricostruzione fantasiosa di quei fatti. Dicevano ci fosse stato coordinamento tra le indagini di Caltanissetta, Firenze e Palermo, ma io non ritengo ci sia stato questo coordinamento. Ecco perché ho scritto a Napolitano”. Mancino è indagato per falsa testimonianza dalla procura di Palermo dopo la sua deposizione del 24 febbraio scorso.

 

 

 

 


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