Con Caleca il primo addio "politico"| Ma la maggioranza sceglie il silenzio - Live Sicilia

Con Caleca il primo addio “politico”| Ma la maggioranza sceglie il silenzio

Stavolta un assessore lascia senza addurre motivazioni personali ma sollevando una questione politica. Anche se con una presa di coscienza forse tardiva.

Le dimissioni
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PALERMO – Stavolta il pilone non c’entra. E nemmeno altre faccende personali, come in passato. Stavolta Rosario Crocetta perde un assessore che sbatte la porta con una lettera che solleva un problema politico. E questo, in due anni e mezzo di entra ed esci nelle giunte delle porte girevoli, ancora non si era visto. In tanti sono usciti di scena, nella giostra dei 35 assessori. I più sono stati appiedati loro malgrado. Tra questi qualcuno ha pure sollevato critiche politiche al governatore, come Nicolò Marino, esplicitando un dissenso che però non era stato evidentemente sufficiente a far rinunciare loro alla poltrona. Altri hanno lasciato per loro scelta. Come Ettore Leotta, il primo politico della storia abbattuto dal cedimento di un pilone, o Marcella Castronovo, che lo aveva preceduto alla Funzione pubblica. Usciti per motivazioni personali. Anche quando magari le stesse celavano, o meglio mal celavano, disagio politico.

Nino Caleca, invece, ha scelto di mettere nero su bianco, a penna e con firma autografa, le ragioni politiche del suo passo indietro. “Continuo a sognare una politica nuova, pulita e trasparente per la Sicilia, non ci rinuncio. Avverto un totale senso di estraneità di fronte a incomprensibili ritorni al passato”, ha scritto senza giri di parole l’avvocato a Crocetta dopo la nomina in giunta di Giovanni Pistorio. Aprendo con chiarezza una questione tutta politica sul tema della rivoluzione farlocca e della continuità tra l’esperienza di Crocetta e i suoi precedessori.

Un gesto che ha colpito e la cui eco è risuonata nell’assordante, forse imbarazzato silenzio di una maggioranza che proprio in quelle ore cercava di imbellettarsi per offrire un’immagine di coesione e di rilancio dopo le fibrillazioni.

Quanto al merito della critica di Caleca, certo va ricordato che a piazzare in giunta il penalista fu Lino Leanza, il politico catanese scomparso pochi giorni fa, che proprio con Giovanni Pistorio visse un percorso politico praticamente parallelo, nella Dc prima, con Lombardo poi, entrambi luogotenenti del politico di Grammichele, e in giunta tutti e due don Totò Cuffaro. Se Caleca parla di “incomprensibili ritorni al passato” riesce forse incomprensibile il non aver notato prima che il passato viveva intonso nella sedicente rivoluzione crocettiana, sin dalla sua genesi.

La questione politica sollevata dal dimissionario Caleca però resta. Anche se in maggioranza, a partire dalla “sua” Sicilia democratica, sembra che nessuno abbia voglia di parlarne. I rapporti tra i deputati del partito fondato da Leanza e il loro ormai ex assessore pare non fossero esattamente idilliaci. E la partita aperta all’interno del movimento per la successione al fondatore ha probabilmente peggiorato il clima.

Quello che resta è lo spettacolo di un governo che perde pezzi e fa acqua da tutte le parti. E di una politica in cui di politica non vuol più parlare nessuno. Come dimostra il silenzio sull’addio di Caleca.


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