PALERMO- Alla vigilia della strage di Capaci, la commissione Giustizia del Senato mette all’ordine del giorno il disegno di legge che dimezza le pene per il concorso esterno in associazione mafiosa ed elimina la possibilità di intercettare i ‘sostenitori’ e gli ‘aiutanti’ delle cosche. Ne nasce un putiferio politico e alla fine il presentatore del testo, il senatore di Gal Luigi Compagna, lo ritira su invito del capogruppo del Pdl Renato Schifani. “Lo ritiro solo per una ragione politica – precisa subito Compagna – perché non voglio creare problemi nei rapporti tra Pd e Pdl. Ma resto convinto della necessità di tipizzare il concorso esterno in associazione mafiosa”.
In realtà, il sospetto che fa subito breccia nel Pd è che il testo Compagna, che ha come relatore il senatore Pdl ed ex sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, possa in qualche modo essere utile anche a processi famosi come quello di Marcello Dell’Utri. Grazie al principio del ‘favor rei’, infatti, le norme, se fossero state approvate, avrebbero avuto dei riflessi anche sui procedimenti in corso. Ma il senatore del Pd Felice Casson aveva avvertito subito gli ‘avversari-alleati’: l’esame di questo ddl avrà “tempi così lunghi che Dell’Utri non riusciranno a salvarlo”.
Il coro di proteste che si alza contro la norma scritta dal senatore del Pdl poi passato a ‘Gal’ per consentire che si formasse un altro gruppo di centrodestra, è quasi a 360 gradi. La Lega, con il deputato Nicola Molteni, assicura che il Carroccio “non voterà mai un provvedimento simile”. E anche i Pm di Palermo, da Francesco Messineo a Nino Di Matteo, non hanno dubbi: dimezzare le pene per il concorso esterno sarebbe “un clamoroso passo indietro nella lotta alla mafia”. La norma, che viene ribattezzata subito ‘salva-Dell’Utrì, non piace neanche a Laura Garavini del Pd e al leader dell’Idv Antonio Di Pietro. Secondo la prima “si tratta di una norma irricevibile e indecente”. Per il secondo “oltre che immorale” è un testo “anticostituzionale”.
In realtà, spiega il presidente della commissione Giustizia Nitto Palma, “la calendarizzazione dei provvedimenti avviene su richiesta e con il voto dei capigruppo”. E, secondo quanto si racconta in ambienti parlamentari della maggioranza, la decisione di mettere all’odg il testo Compagna sarebbe derivata dalla mancanza, lamentata dal capogruppo Pd in commissione Giuseppe Lumia, di temi relativi alla mafia nei lavori della commissione. Al momento, di ‘mafia’ ne parlava solo il ddl Compagna e alla richiesta di Palma se si voleva che si mettesse quello all’odg, anche il Pd non avrebbe avuto nulla da obiettare. In attesa di capire meglio come siano andate le cose, resta il fatto che nel giorno in cui il presidente del Senato Pietro Grasso aveva chiesto che cominciasse l’esame del ddl anticorruzione, approda all’attenzione dei commissari il testo sul concorso esterno. E questo, ribadisce il presidente della commissione Difesa del Senato Nicola Latorre “non è certo un buon inizio”.